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Editoriali

Mandorlo in Fiore: si vuole una Sagra “paesana” o “internazionale”?

sagra del mandorlo in fioreSagra paesana o Sagra internazionale? Un quesito che sembra essere di shakespeariana memoria, eppure il dibattito politico di questi giorni si fa sempre più serrato su un problema che sembra essere “il male dei mali”.

Nel corso di queste settimane di “Sagra del Mandorlo in Fiore” abbiamo infatti assistito alla diatriba sulla decisione di cambiare il percorso della “Fiaccolata” dei gruppi folkloristici nell’ultimo mercoledì del “Festival Internazionale del Folklore“.

In particolare, alcuni stigmatizzano la decisione di avere “escluso”, per la giornata più significativa del Festival, le vie Callicratide e Manzoni dal consuetudinario percorso. 

Una scelta che pare essere stata determinata da un fattore prettamente mediatico. La presenza infatti delle tv, e più in generale dei media, nazionali hanno reso necessario un “restyling” alla sfilata del mercoledì che annualmente attrae, o dovrebbe attrarre, numerosi turisti da tutte le parti del mondo. 

Al di là di questa opportunità che ovviamente consentirà ulteriormente di far conoscere Agrigento e le sue bellezze in tutto il mondo, la Sagra sembra che per alcuni debba restare legata a quelle tradizioni che l’hanno portata da sempre ad essere criticata e “condannata” per quel carattere “paesano” che non consentiva un reale decollo dell’immagine e del turismo nella città dei Templi. Insomma, l’evoluzione sembra essere qualcosa di sconosciuto; e se la visione che l’attuale amministrazione comunale ha voluto dare alla 71^ Sagra del Mandorlo in Fiore si sposa con il carattere intrinseco di una manifestazione sempre più internazionale, la domanda che sorge è: si vuole una Sagra “paesana” o “internazionale”?

Negli anni passati siamo stati abituati ad ascoltare critiche e polemiche su una Sagra di poco conto, una Sagra senza una “visione”, e per dirla con le stesse parole di chi oggi punta il dito, una sagra “paesana”.

Escludere le vie Callicratide o Manzoni, non vuol significare escludere una parte della città o rompere con la “storia”; è la naturale indole della Sagra che deve avere una “visione” più internazionale e meno legata alle tradizioni. E allora cosa potrebbero dire gli abitanti di Fontanelle? Perchè non decidere di coinvolgere l’intera città facendo sfilare i gruppi per tutte le vie agrigentine?

La Sagra è Sagra e non può essere vista come una sorta di festa “patronale”. Oggi è un’altra Sagra, e forse sarebbe più utile godersi questa festa che rimane degli agrigentini, ma che deve proiettarsi verso il futuro.

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