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Operazione antimafia “Xydi” e il ruolo del latitante Matteo Messina Denaro

Emergerebbe la figura del latitante Matteo Messina Denaro nell’operazione antimafia denominata “Xydi” che nella giornata di ieri ha portato al fermo di 22 soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso (Cosa nostra e Stidda), concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, tentata estorsione ed altri reati aggravati poiché commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso.

Sarebbe infatti spettata a lui l’ultima parola nel delicato ruolo di decidere le sorti delle cosche, compresa quella agrigentina.

L’operazione è stata eseguita dai Carabinieri del ROS, con il supporto operativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento e l’ausilio dei Comandi Provinciali di Trapani, Caltanissetta e Palermo, del XII Reggimento “Sicilia”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia” e del 9° Nucleo Elicotteri, che hanno dato esecuzione ad un Decreto di Fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.

Le indagini (l’attività è stata sviluppata in prosecuzione dell’indagine HALYCON cui è conseguito fermo del PM emesso dalla D.D.A. di Palermo ed eseguito il 31.07.2019 nei confronti di 7 indagati per associazione di tipo mafioso e concorso esterno. L’indagine ha ricostruito le dinamiche associative della famiglia di Licata), avviate nel 2018, si sono sviluppate nella parte centro orientale della provincia di Agrigento ove risulta attivo il mandamento mafioso di Canicattì che costituisce tuttora l’epicentro del potere mafioso dell’ergastolano campobellese Falsone Giuseppe, pure destinatario del provvedimento precautelare in esame in quanto risultato a capo della provincia mafiosa di Agrigento.

Le attività investigative, nel fare luce sugli assetti di cosa nostra agrigentina ed in particolare del suddetto mandamento, hanno consentito di documentare, l’attuale operatività delle sue articolazioni territoriali, rappresentate dalle famiglie di Canicattì, Campobello di Licata, Ravanusa e Licata, nonché individuarne gli esponenti di maggior rilievo.

Secondo i magistrati della Dda di Palermo emergerebbe il ruolo di primo piano di Matteo Messina Denaro che, punto di riferimento decisionale dell’organizzazione, ha continuato a impartire direttive sugli affari illeciti più rilevanti gestiti dal sodalizio nella provincia di Trapani ed in altri luoghi della Sicilia.

 

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