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Cronaca Regioni ed Enti Locali

Operazione “Proelio”: agrigentini si avvalgono della facoltà di non rispondere

tribunaleDavanti al gip Francesco Provenzano, incarico per rogatoria, non rispondono alcuni degli agrigentini coinvolti nell’operazione denominata “Proelio” condotta dalla Dda di Catania su presunti legami fra esponenti di Cosa Nostra del ragusano e dell’agrigentino ed esponenti delle ‘Ndrine calabresi.

Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori di garanzia svolti nelle carceri di Agrigento e Catania. Gli agrigentini coinvolti sono Francesco Fragapane, 37 anni, di Santa Elisabetta, figlio del più noto Salvatore; Roberto Lampasona, 40 anni, di Santa Elisabetta; Antonino Mangione, 37 anni, di Raffadali; Giuseppe Quaranta, 49 anni, di Favara. Quest’ultimo è stato interrogato dal gip competente.

L’operazione, come si ricorderà, ha portato a 19 misure cautelari e 30 decreti di perquisizione.  Per gli investigatori vi sarebbero presunti legami fra Cosa Nostra di Vittoria e Comiso, con esponenti delle ‘Ndrine calabresi e le famiglie mafiose di Santa Elisabetta, nell’agrigentino. L’inchiesta avrebbe portato a smascherare presunte attività illecite incentrate sul traffico di cocaina che veniva smerciata in tutta la Sicilia, provincia di Agrigento compresa. Ma non era solo il commercio di droga al centro degli “affari” di questo insolito legame; c’era infatti anche l’abigeato fra le attività illecite che avrebbe portato al furto di interi greggi e capi di bestiame a danno di aziende siciliane. Secondo gli investigatori erano le famiglie calabresi a rubare i capi di bestiame, grazie alle indicazioni dei basisti locali, per essere poi rivenduti in Calabria.

 

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