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Ospedale “San Giovanni di Dio”, Firetto: “comprendere in che modo sia garantita la sorveglianza sanitaria”

“A proposito dell’Ospedale di Agrigento. Che il virus venga contratto fuori e sia poi portato dentro da pazienti e sanitari, come affermato in un primo momento dal sindaco, sarebbe grave perché ammetterebbe la mancata applicazione di protocolli in grado di prevenire il contagio”.

Lo afferma l’ex Sindaco di Agrigento Lillo Firetto che aggiunge: “La successiva rettifica chiarisce che non può esserci certezza su come avvenga il contagio, ma aggiunge che al momento “si stanno prendendo tutte le precauzioni possibili”. La domanda lecita, quindi, è: perché si stanno adottando soltanto ora queste precauzioni? Risulterebbe da contatti con personale medico e infermieristico dell’ospedale che, coloro che vengono accidentalmente in contatto con degenti di reparti non Covid di cui viene poi accertato il contagio, continuano a lavorare all’interno dei reparti in attesa di essere sottoposti a tampone e, poi, di ottenerne l’esito”.

“Quindi – aggiunge Firetto – occorre comprendere in che modo sia garantita la sorveglianza sanitaria, quanti siano già stati sottoposti a tampone e per quante volte, quanti operatori siano in possesso nei reparti di adeguati dispositivi di protezione individuale per evitare il contagio; in che modo gli stessi operatori vengano protetti anche dagli eventuali visitatori all’interno dell’ospedale. Quindi, nel sostenere tutto il personale che ormai da mesi affronta la crescente pandemia assicurando il diritto alla salute con sacrificio e dedizione e nell’esprimere vicinanza a tutti i degenti e ai loro familiari, sento il dovere di chiedere che si faccia chiarezza con urgenza e una volta per tutte sull’isolamento dei percorsi Covid, sulle precauzioni adottate per prevenire il contagio, sul numero dei tamponi effettuati all’interno della struttura ospedaliera e sui DPI messi a disposizione all’interno di un ospedale per il quale è stato deciso il potenziamento fino a 80 posti Covid. Le rassicurazioni devono servire a salvare vite umane anche di pazienti non Covid, pazienti cronici in particolare che spesso fanno ricorso alle cure mediche dentro l’ospedale, che sono allarmati dalla costante incertezza delle informazioni fornite su temi così delicati”.

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