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Paziente colto da grave emorragia cerebrale si salva e recupera la mobilità grazie ad un lungo trattamento presso il “San Giovanni di Dio” di Agrigento

La diagnosi, gravissima, emersa dall’esame TAC non lasciava molte speranze: emorragia cerebrale con inondazione tetraventricolare, perdita di coscienza e stato comatoso. In queste condizioni G.S., paziente ottantenne di Siculiana, iniziava un percorso di cura presso il presidio ospedaliero “San Giovanni di Dio” di Agrigento dopo esser stato colto da un malore improvviso mentre si trovava in campagna ed essere giunto in ospedale con un’ambulanza della Croce Rossa Italiana. Dal pronto soccorso alla neurologia, dove sono state approntate tutte le cure necessarie con un deciso miglioramento della situazione clinica, l’uomo è poi stato ricoverato presso il reparto di lungodegenza riabilitativa del nosocomio agrigentino dove è giunto comunque in stato confusionale, con la paralisi dei quattro arti, disorientamento temporo-spaziale, disfasia ai cibi solidi ma anche a quelli liquidi e afasia. Qui G.S. ha iniziato un lungo trattamento durato oltre sessanta giorni al termine del quale, con grande soddisfazione dal parte dell’equipe che lo ha preso in cura, ha potuto recuperare completamente la motricità lasciando l’ospedale sulle sue gambe. Alla gioia dei sanitari del “San Giovanni di Dio” si è ovviamente aggiunta quella dei familiari che hanno voluto indirizzare un’accorata lettera di ringraziamento a tutta l’equipe multidisciplinare che ha salvato la vita al loro congiunto:
“grazie! E’ il grazie di un’intera famiglia che per sessanta giorni è stata accolta, rassicurata, e messa a proprio agio in una struttura ospedaliera vessata, martoriata dal potenziale inestimabile trascurato per anni. E’ un grazie che esce direttamente dal cuore come segno di gratitudine immensa per l’epilogo della nostra storia. Quelle quarantotto-settantadue ore sono state per noi una doccia gelata e invece siamo qui a raccontarla. La tempesta è passata, grazie a tutti voi siamo pronti ad un po’ di quiete. Avete curato ed assistito in maniera impeccabile papà nel corpo e nell’animo, avete curato la paura di tutta la nostra famiglia, considerato l’esito devastante dei primi esami che non lasciavano speranza alcuna. Adesso siamo pronti ad una nuova vita! Siete stati in tanti ad aiutarci e a spiegarci attentamente cosa stava succedendo e cosa poteva succedere ancora, a tenderci un fazzoletto nei momenti più bui e a rimetterci coi piedi a terra quando c’era da reagire. Nominarvi tutti sarà molto difficile quindi non offendetevi se dimentichiamo qualcuno. Un grazie va Innanzitutto ai ragazzi che lavorano alla hall-portineria ed ai volontari della Croce Rossa, soprattutto Francesca dal cuore enorme e sempre con una parola di conforto quando ci vedeva arrivare stremati. Grazie all’intera unità di neurologia Che ha gestito la condizione drammatica iniziale, dalla dottoressa Giglia alla dottoressa Graci, dalla dottoressa Avarello alla dottoressa Vagli, Antonio, Calogero, Mariangela, Giusy, e tutto il gruppo di infermieri e personale di cui non ricordiamo i nomi (perdonateci sono passati due mesi terribili!). Il grazie più grande a voi: la nostra famiglia del reparto di lungodegenza. Siete stati immensi in ciò che avete fatto! Non abbiamo parole per potervi dire quanto grandi e professionali siete stati nel vostro lavoro, nell’assistere papà e noi familiari. Grazie al dottore Cacciatore, il quale ha accettato una scommessa che sembrava persa in partenza, e a tutto il tuo staff. Grazie di cuore a tutti voi, uomini prima di essere medici, amici prima di essere infermieri… dottori Gallo, Zanghierato, Bonifacio, Barba, La Lumia e tutti voi “ragazzi” (come vi chiama simpaticamente papà quando parla faccia a faccia con noi figli) Teresa, Mario, Vito, Ninetta, Patrizia, Elena, Sigrid, Rosetta, Angelo, ‘tutti i Giuseppe’, Nino, Pasqualino, tutti i terapisti e quanti hanno collaborato alla ripresa eccezionale ed incredibile a cui abbiamo assistito. ci perdonerete per la mancanza dei nomi ma la stanchezza e tanta gioca brutti scherzi. Concedeteci oltre ad un grazie anche un saluto particolare alla persona del vostro reparto che ha dato quel quid in più soprattutto alla ripresa emotiva di nostro padre… e sei stato tu caro Giuseppe o, meglio, dovremmo chiamarti Lillo (visto che durante le vostre chiacchierate vi siete dati nomignoli)… hai sostituito perfettamente la figura di noi familiari durante il nostro essenze si è rimasto nel nostro cuore. Siete unici! Possiamo dire a voce alta che al San Giovanni di Dio di Agrigento avvengono cose meravigliose… siete un gruppo straordinario, un connubio perfetto tra medici ed infermieri che marcia al ritmo di una Ferrari. Che dire, con voi i miracoli sono più probabili. Continuate così! Infinitamente grazie. Famiglia S.”

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