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Cultura

Quelle “Fratture” da cui non si guarisce: il primo romanzo di Valentina Di Salvo

Incredibile come una persona timidissima riesca a trovare nella scrittura forza ed energia per esprimere concetti complessi in una società troppo cattiva, troppo diversa da come ce la siamo immaginati negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Valentina Di Salvo è giovanissima.

Nata a Messina nel 1988 ha pubblicato piccoli racconti nella collana Delos Book L’amore custodito, Assenza e Calcio Balilla.

Con “Fratture” (Lombardo Edizioni 95 pagine euro 10) ha provato l’ebrezza del primo romanzo. E possiamo dire con convinzione “Buona la prima”. E’ una storia di violenze e di ricerca d’amore. Nelle note l’autrice spiega come in genere si guarisce dalle fratture e si continua a vivere con una certa consapevolezza”. Si continua a vivere, ci permettiamo di aggiungere o sopravvivere. La protagonista Monica invece ha fratture che incrinano qualcosa dentro modificando la percezioni di sé e della realtà circostante.

Una storia come tante quelle di Monica, di violenze domestiche di maltrattamenti di donne che perché amano subiscono. La cronaca ogni giorno ci restituisce decine di casi.
Ed è per questo che la giovane ma brava scrittrice fa dire alla sua Monica: chissà come sarebbe vivere consapevoli di se stessi, se si nasce capaci di gestire i vuoti o si impara vivendo”.
C’è la nostra società nell’opera prima di Valentina Di Salvo. C’è la quotidiana violenza.

Non basta chiamarlo un amore malato. Siamo parte di una società che non riesce a dare più valore alla vita come un dono e non come un numero in più o in meno di abitanti sul pianeta. Siamo oltre la società liquida di Bauman, che ci ricorda come i rapporti “cessano di essere ambiti di certezza, tranquillità e benessere spirituale, per diventare una fonte prolifica di ansie”.

C’è la Sicilia di oggi, nel romanzo della Di Salvo. Una Sicilia che appare dietro i due protagonisti, così diversi, così illusi di un amore capace di dare dolore invece che gioia e felicità. C’è il sole della Sicilia, ma ci sono anche le nubi dentro il cuore di Monica. Alessandro, l’uomo scelto nel gioco di ruoli del romanzo, rappresentano un passato lontano ma presente, vivo.

Monica ha un lavoro qualunque in una impresa di pulizie e da undici anni e la sua vita è banale. Poi arriva lui il sogno che diventa incubo. Una storia che può sembrare un classico dove un uomo uccide anche con 40 coltellate e dove si continua a parlare di numeri di donne uccise e di maschi-killer.
Il tentativo di rinascere dopo un amore che non è amore, tanta stupida gelosia che diventa violenza. Non è un testo scontato o banale. E’ ben scritto. Capace di condurre il lettore in un percorso audace e completo. Valentina Di Salvo ha stoffa. Sa scrivere e sa quello che vuole scrivere.
C’è emozione e non emotivismo nelle pagine del suo primo romanzo. C’è la sua passione per le scienze umane. Dalla perfezione con cui le vicende vengono raccontate sembra quasi che la stessa autrice abbia vissuto quanto c’è scritto o che qualcuno a lei molto vicino le ha raccontato cosa significa avere “Fratture”. Un appello alle donne a non fidarsi delle apparenze. A pesare che hai davanti. Una missione impossibile dove il rapporto spazio-tempo non esiste più e dove e molti dei rapporti nascono e crescono sui social o su whatsapp. Dove il tempo per gli sguardi e per le carezze sembra essere scaduto. Dove la violenza diventa il rifugio delle insicurezze. Un romanzo che dovrebbero leggere molti maschi per capire che essere uomini è cosa diversa dall’appartenere al cosiddetto sesso forte. Al termine della lettura verrebbe da dire a Monica una bellissima frase dell’Imperatore Napoleone: “gli uomini veri sono pochi” e aggiungere anche che non garantiscono fratture. Ma sono riferimenti. Certi. Unici. E non è utopia.

A Valentina ci sentiamo di dire di continuare, soprattutto oggi che ha iniziato anche collaborazioni giornalistiche. Scrivere è la sua vita. E far leggere ad altri le cose belle che si riescono a scrivere è un compito importante nella società dei selfie.

Francesco Pira

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