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Regioni ed Enti Locali

Riforma penale, il sostituto procuratore Maggioni lancia l’allarme: “a rischio le indagini”

img_5613Il sostituto procuratore di Agrigento, Andrea Maggioni, lancia l’allarme dopo le modifiche sulla normativa in materia penale. 

Il brillante successo dell’operazione denominata “Giano Bifronte” ha infatti acceso i riflettori sugli eventuali problemi che potranno presentarsi con la nuova riforma. Sei mesi di indagine, salvo proroghe, sono infatti ritenuti tempi “stretti” e non idonei per condurre indagini di rilevante importante come, ad esempio, quella portata avanti dai magistrati di Agrigento e dalla Guardia di Finanza.

Un monito che il sostituto procuratore ha voluto lanciare affinché non vi siano conseguenze: “Se è vero che dopo sei mesi di indagine, salvo proroghe, devi fare la richiesta di rinvio a giudizio o l’archiviazione, questo tipo di indagini per le forze che ad esempio abbiamo qui ad Agrigento, non si faranno più“. “Dalla riforma, non mi pare che sia prevista una clausola di riserva per questo tipo di attività. Se così fosse, per questo tipo di indagini e per questi fenomeni criminali che abbiamo provato ad aggredire, potremmo chiudere baracca“.

Il sostituto procuratore ha infatti voluto esprimere il proprio pensiero circa la complessità di reati, quali la corruzione, dove la mole di lavoro ed il tipo di investigazione è ben più complessa ed articolata rispetto ad altri tipi di reati. 

Parole, quelle di Maggioni, sottolineato anche dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio: “In Italia la corruzione è sistemica, non episodica. Dinnanzi a questi fenomeni bisogna mettere in campo risorse e uomini adeguati a contrastare questo tipo di reati. C’è sicuramente un lavoro che non può essere i tempi ordinari dei sei mesi”.

 

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