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“Salvate gli ultimi Maestri Elementari”: l’appello del favarese Giuseppe Maurizio Piscopo

foto-piscopo-buttittaGiuseppe Maurizio Piscopo (in foto a sinistra con Ignazio Buttitta) è una di quelle persone che incontri nella vita e ti lasciano il segno. Perché? Ve lo scrivo subito: perché pensa, dice, scrive e fa delle cose in cui credo anch’io.

Ci siamo incontrati per merito di Rosa Balistreri. Io l’ultimo ad intervistarla, lui capace di cantare quei pezzi di Sicilia straordinari diventati testi e musica. E poi la nostra vita professionale. Il nostro comune compito di educatori, lui alle scuole elementari io all’università. Medesima passione, stesso impegno. Mi stupì molto una sua lettera:

“Credo in Dio e nei bambini. Ho scelto di fare il Maestro per migliorare la società e me stesso, una scelta avvenuta nel 1968 nella città di San Francesco.In tutti questi anni ho seguito l’esempio di Don Milani per il quale l’ubbidienza non è una virtù…Così ha scritto Giuseppe Maurizio Piscopo in una lettera a proposito del suo affascinante mestiere…”

Autore di  canzoni, musiche e racconti, “fabbricante” di storie cantate dedicate ai bambini di tutto il mondo e  soprattutto a quelli che vivono nel dolore. Formatosi nella scuola di  Sciascia, Buttitta e Bufalino, sin da ragazzino ha suonato la fisarmonica apprendendo il “mestiere” da un barbiere,  Mastro Agostino di Favara, sua città natale, perfezionando la sua arte nei bistrot di Parigi. Con la fisarmonica è riuscito a raccontare la sua Sicilia e le sue tradizioni più antiche e più vere, partendo proprio dal comune di Favara, in provincia di Agrigento, paese dalle tinte forti, a volte crude ma intense. Vanta un curriculum artistico invidiabile e variegato: è stato tra i fondatori del Gruppo Popolare Favarese che ha fatto conoscere nel mondo le tradizioni popolari della Sicilia attraverso il canto. Da sempre il suo estro e la sua fantasia sono stati stimolati positivamente dalla letteratura e sono numerosissime le composizioni in cui il rapporto fra musica, poesia e letteratura risulta evidente oltre che di fondamentale importanza. In particolare la sua attenzione è stata rivolta ad Autori come Pirandello, Sciascia, Gori, Buttitta, Bonaviri, Bufalino. Vanta anche una lunga attività di ricerca, canti e musica popolare del Sud d’Italia. Ha pubblicato moltissimi libri.

Recentemente hai fatto un appello in una Radio nazionale:  nella scuola elementare manca la figura del maestro….

Ho pensato di lanciare questo appello  per richiamare i giovani nella scuola elementare. La presenza maschile è indispensabile nelle periferie, nelle scuole a rischio, nei quartieri abbandonati da Dio e dai Santi. I bambini oggi più che mai hanno un grande bisogno di questa figura educativa che li aiuti nella loro crescita morale e spirituale.

Penso, che  questo sia un argomento importante da trattare nella giusta maniera anche dai giornali.

Nella scuola elementare mancano i Maestri…

Lo spunto mi  è stato fornito da un articolo della Stampa di Torino del 12 Marzo 2016 dal titolo: “Salvate gli ultimi Maestri” . Nella scuola elementare le donne sono al 95%, qualcuno che ne sa più di me ha scritto:- che quando una professione si femminizza perde di valore e viene svalutata. Probabilmente in Italia c’è una questione maschile da affrontare con una deriva inevitabile e irreversibile. Uno squilibrio che impatta negativamente sullo sviluppo cognitivo dei bambini. Il rischio di uno squilibrio è molto forte, il maschio è la prima vittima del capitalismo. Ai bambini mancano modelli quali: l’autorevolezza, la capacità di ascolto, di interazione, di contatto.

Che cosa perdono i bambini quando non hanno la figura maschile?

Il Maestro fa sognare il bambino lo stimola all’esplorazione e alla scoperta. A perderci sono le nuove generazioni che rischiano di avere una formazione femminile fino all’Università. La presenza di figure educative di entrambi i generi in tutti i livelli di educazione scolastica offrirebbe ai bambini e alle bambine la possibilità di acquisire una maggiore complessità di visione del mondo, di stili di vita, emotività, fisicità e comunicazione. Vorrei dire ai giovani che le soddisfazioni che dà questo lavoro sono straordinarie e che è veramente importante formare le nuove generazioni con un grande senso di responsabilità, del dovere, del lavoro, del rispetto della famiglia e di tutta la società. Il cambiamento parte dai bambini. “Educare i bambini per istruire ed educare gli adulti di questo nostro tempo che ne hanno veramente bisogno”…

Nella scuola si fatica a trovare un Gianni Rodari, un Giovanni Mosca, un Mario Lodi o un Danilo Dolci, ma all’interno dei servizi educativi la presenza maschile è veramente necessaria. I ragazzi pensano alla famiglia da mantenere e si iscrivono a Ingegneria e Medicina. Nella scuola elementare ci sono il 3,8% di maestri, nella scuola dell’infanzia lo 0,7%. Sono dati che tendono ancora a diminuire…

Alla fine la nostra è una società che manca di veri Maestri per far crescere le nuove generazioni..

Che titoli  hanno scritto i principali giornali italiani in proposito?

Riporto solo alcuni titoli di giornale che fanno riflettere:

Docenti maschi: merce rara e preziosa…

La parola è Maestro…

Maschio e femmina Dio li creò…

Maestro elementare un mestiere che fa bene ai maschi…

Maestri:grandi assenti…

Ma tu che Maestro sei?

Sono un Maestro ribelle e senza cattedra, mi siedo accanto ai bambini e ogni giorno portò un po’ di gioia e di felicità attraverso la musica, si può apprendere anche con  la gioia ed il sorriso diceva Gianni Rodari che non ho avuto la fortuna di intervistare. A me piace ascoltare e apprendere dai bambini,  i primi quindici minuti parlano e raccontano e commentano quello che li ha colpiti maggiormente, con loro non mi perdo anzi ritrovo la mia infanzia e continuo a sognare anche in questo mondo “impossibile” nel quale gli adulti si sono persi dietro agli smartphone e alle tv di 60 pollici che ogni sera invadono di “sterco”  e senza alcun riguardo le case degli italiani…

Perché hai definito Favara un paese difficile  ed amaro?

C’è stato un periodo in cui in questo paese sono accadute delle cose tragiche soprattutto nel passato della mia infanzia, un giorno qui a San Vito  è stato ammazzato un prete, in una brutta giornata fredda e piovosa , poco lontano dalla scuola che ho frequentato e per molte notti non sono riuscito a dormire. Non riuscivo a spiegarmi il perché di tanta violenza nei confronti di un prete che conoscevo e che aveva fatto solo del bene al prossimo.

E’ vero che la tua Arte è nata da un sarto e da un barbiere, ci racconti questa storia che hai  già narrato ad un giornalista al Festival del libro di Torino?

Da bambino sono andato da un sarto che mi doveva insegnare a cucire, mi piacevano le stoffe , mi piacciono ancora, toccarle, vederle, sentirne il profumo…Il mio sarto però aveva un vizio quello di giocare a carte, di giocare d’azzardo, e quindi un giorno nella sua sartoria in una innocente partita a zichinetta, donna cavallo e re successe quello che non doveva succedere. E’ uscito il re “fituso” e quindi il mio sarto perse il negozio con le stoffe, i  vestiti da consegnare,  le forbici,  il ditale e  gli specchi. Era stato chiaro, “se perdo, aveva detto me ne vado in  America”. A questo punto mi sono messo a piangere e sono andato in piazza. In piazza c’era  un barbiere Mastro Agostino, mi ha chiamato, mi ha detto: “ma che fai piangi, cosa ti è successo”, lui amava i bambini era un artista, un compositore, sono entrato nella sua barberia e mi ha fatto sentire un brano prima con la chitarra poi con il mandolino ed io sono rimasto incantato. Mastro Agostino mi disse: “imparerai a fare il barbiere e potrai farti una famiglia”, no ho risposto, il barbiere non lo so fare, non è il mestiere che ho sognato nella mia vita, allora farai il musicista e imparerai un bel mestiere mi disse lui. E da lì queste immagini me le sono portate dietro, dietro, e da grande ho voluto girarmi tutte le barberie della Sicilia con il mio amico Peppe Calabrese e tutti gli altri amici della Compagnia popolare  favarese che quest’anno festeggia 50 anni di attività ed abbiamo realizzato un libro-cd “Musica dai saloni” insieme a  tanti amici e a Gaetano Pennino. Questo libro è considerato la Bibbia dei poveri.

Da questo libro è nato uno spettacolo di successo con l’attore Massimo Venturiello dal titolo: Barberia che ha girato i maggiori teatri italiani e che sarà anche a Palermo quest’anno per palermo capitale della cultura.

Com’è nata la tua collaborazione con lo scrittore Salvatore Ferlita?

A Milano ho collaborato con Dario Fo un Premio Nobel. Per me Salvatore Ferlita è una persona splendida è un futuro Premio Nobel. Un giorno ho letto una sua recensione su Repubblica sullo scrittore Antonio Russello, ho preso il telefono  e ho chiamato Roma parlando in inglese, ( quando chiamo in inglese mi danno maggiore attenzione) mi hanno passato  il direttore di Repubblica credendo che chiamassi dall’America. Mi volevo complimentare per quell’articolo su Russello. Volevo incontrare Ferlita. Il Direttore mi ha detto: “questo giornalista vive a Palermo non sta qui a Roma”,  vi metterò in contatto, non posso dare il telefono per ragioni di privacy. Dopo 10 minuti ho ricevuto la telefonata di Salvatore Ferlita e da allora abbiamo collaborato e ci siamo confrontati, lui rappresenta l’Università ed io la scuola elementare, abbiamo curato tanti libri, uno in particolare: “Merica Merica” viaggio verso il nuovo mondo, dedicato a Papa Francesco considerato da Panorama uno dei migliori libri del 2015 sul tema dell’emigrazione. Il libro è dedicato a tutti gli emigranti siciliani che sono partiti per la lontana Merica senza conoscere una parola di italiano o una di inglese, ma applicando alla lettera quel proverbio siciliano che così recita: “Cu avi lingua passa u mari”, e di mare ne passarono tanto e attraversarono l’oceano in condizioni disperate…

copertina-la-maestra-portava-carbone-di-piscopo-e-ferlita-jpgEd ora cosa state preparando?

Abbiamo finito il libro “La maestra portava carbone” che affronta il tema  dei maltrattamenti infantili e stiamo lavorando al libro cd dal titolo: “Carusi di zolfo” mai una riga su questo argomento sui libri di scuola elementare che sono da “rifare” e  ad un altro libro di fotografie su Favara con  il grande fotografo Angelo Pitrone per raccontare quello che è accaduto in questo paese dove le case sono cadute a pezzi, come la cultura può fare da traino, come  da una grande tragedia si possono prendere gli aspetti positivi. A Favara va ricordato è nato un grande fenomeno come la Farm che richiama turisti da tutto il mondo, soprattutto architetti e dove nascerà il museo di architettura per i bambini.

Hai ricevuto tanti premi, chi avresti voluto abbracciare quando li hai ricevuti?

Di recente ho ritirato il Premio Letterario Magister Vitae  a San Vito Lo Capo  e il Premio Benemerenza città di Favara dalle mani del sindaco Anna Alba. Mi ha fatto  immenso piacere che il paese nel quale sono nato e al quale sono molto legato si sia ricordato di me. In quel momento avrei voluto abbracciare i miei figli, Valentina e Andrea ma anche loro sono emigranti nelle Università italiane per costruirsi un futuro che qui non si vede all’orizzonte…

Francesco Pira