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Scala dei Turchi sotto sequestro: c’è anche un indagato

Scala dei Turchi sotto sequestro. La Procura della Repubblica di Agrigento avrebbe infatti – secondo quanto riportato dall’agenzia AdnKronos – iscritto nel registro degli indagati colui che catastalmente risulta proprietario del bene candidato a Patrimonio Unesco.

L’ipotesi di reato contestata dalla magistratura agrigentina è di occupazione di demanio pubblico. L’indagine della Procura di Agrigento era stata aperta a carico di ignoti nei mesi scorsi per inosservanza delle norme a tutela dei beni artistici, culturali ed ambientali sulla situazione nella Scala dei Turchi.

La suggestiva marna bianca negli scorsi mesi è stata oggetto di cedimenti dal costone. Ad apporre i sigilli è stata la Guardia Costiera di Porto Empedocle.

Come si ricorderà, l’associazione ambientalista Mareamico Agrigento aveva denunciato pubblicamente “l’eccessiva cementificazione tutto intorno” che avrebbe “modificato il normale deflusso delle acque meteoriche”, nonché l’eccessiva “frequentazione dei luoghi”.

“Ancora una volta la Procura arriva prima della politica…”. Lo ha detto all’Adnkronos Claudio Lombardo, Presidente di Mareamico che da mesi denuncia le condizioni della marna bianca. “Finalmente – dice Lombardo – si farà chiarezza e si utilizzeranno i luoghi come meritano”. E aggiunge: “Ora con l’area sotto sequestro partirà il processo di regolamentazione dell’area, finalmente”.

Sul caso è intervenuto anche il deputato regionale del M5s, Giovanni Di Caro che dichiara: ““Il sequestro della Scala dei Turchi da parte della Procura di Agrigento, testimonia che la gestione e la fruizione di tale sito, candidato patrimonio dell’Unesco, presenta diverse irregolarità sulle quale anche noi come rappresentanti dei cittadini avevamo acceso i riflettori con atti parlamentari e richieste di audizioni all’Ars. Sono improprie invece le dichiarazioni dell’associazione Mare Amico”.

“Proprio l’11 febbraio – spiega di Caro – su input del Movimento 5 Stelle, l’Assemblea Regionale Siciliana ha affrontato il caso Scala dei Turchi nel corso di un’apposita audizione della Commissione Ambiente richiesta dal sottoscritto insieme alla collega Roberta Schillaci, con la quale avevamo incalzato il governo Regionale, il parlamento e le parti in causa a regolamentare il sito. Nel leggere le dichiarazioni del presidente dell’associazione Mare Amico di Agrigento, secondo cui la magistratura arrivi prima della politica, è doveroso sottolineare due aspetti, il primo è ovviamente quello che la magistratura, ha tempi e prerogative assolutamente diverse rispetto a quelle della politica, il secondo è sarebbe auspicabile un distinguo tra quali parti politiche lavorano e quali possono essere tacciate di inazione” – conclude Di Caro.

Sul sequestro della Scala dei Turchi di Realmonte è intervenuto anche l’assessore regionale all’Ambiente Toto Cordaro, commentando il provvedimento di sequestro dell’area del litorale agrigentino.

«La decisione della Procura della Repubblica di Agrigento pone fine alla annosa controversia tra il Comune di Realmonte ed il presunto proprietario della Scala dei Turchi, bene naturale che da tempo la Regione ha sottoposto a vincolo paesaggistico».
«Adesso – continua l’assessore – ci sono tutte le condizioni per elaborare e finanziare un progetto di tutela e, al tempo stesso, regolamentare la fruizione di uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Isola, coniugando il diritto del visitatore con la conseguente esigenza della salvaguardia dell’area. La riservatezza che imponeva l’indagine della magistratura in corso ha suggerito al governo regionale di non replicare alle provocatorie dichiarazioni di chi, spesso, più che badare agli interessi generali, sembra salvaguardare solo i propri».
Nelle scorse settimane, a Palazzo Orleans, il presidente della Regione Nello Musumeci aveva già incontrato i rappresentanti locali ed i tecnici per delineare un percorso virtuoso con l’obiettivo finale dell’apposizione del vincolo sulla spiaggia, ma anche per l’adozione di tutte le iniziative utili a proteggere la scogliera di marna bianca.
«La strada intrapresa da tempo dal governo regionale – conclude Toto Cordaro – è stata chiara fin dall’inizio: la tutela del bene è prioritaria rispetto ad ogni altra cosa. Il provvedimento della magistratura smentisce le ricostruzioni fantasiose e le indiscrezioni infondate che si sono susseguite negli ultimi mesi. Adesso dobbiamo accelerare sul percorso già stabilito».

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