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Sequestro dell’Anticrimine: sigilli a beni per un valore di circa 400 mila euro

Nella giornata di ieri, personale Divisione Polizia Anticrimine – Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali – della Questura di Agrigento ha dato esecuzione a sequestri patrimoniali nei confronti di due fratelli canicattinesi, rispettivamente di anni 71 e di anni 65.
Il valore dei beni sequestrati ammonta a circa 400.000,00 euro, tra immobili situati a Canicattì e Caltanissetta e depositi bancari intestati ad essi ed ai familiari.

Dei due fratelli, M.A. è stato personaggio di primo piano nel panorama delinquenziale della provincia agrigentina, in quanto militante già negli anni ’80 nel clan “Stidda”, per conto del quale si macchiò di gravi reati subendo diverse condanne, tra cui quella più pesante inflittagli con la pubblica accusa sostenuta dall’allora giovane magistrato Rosario Livatino, vittima della violenza mafiosa, proclamato Beato giusto la scorsa domenica.
A dire dei vari collaboratori di giustizia il giudice Livatino fu ucciso proprio perché aveva inflitto forti condanne ad affiliati della “Stidda”, tra cui appunto figurava il M.A..

Infatti, per i suddetti reati, traffico di droga in contesto associativo ed armi, il predetto fu condannato dal Tribunale di Agrigento nel 1986 alla pena della reclusione di anni 22 e mesi 6, poi ridotta in appello ad anni 17 e mesi 6 di reclusione.
Fu quello che prese la condanna più elevata, che scontò fino all’anno 2004.

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