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Stranieri di “serie A” e stranieri di “serie B”: la lettera di una empedoclina

Porto-EmpedocleRiceviamo e pubblichiamo la lettera di una empedoclina emigrata al Nord Italia per lavoro. Una “chiave” di lettura che la lettrice ha voluto rendere pubblica prendendo spunto dalle recenti polemiche sui centri di accoglienza a Porto Empedocle.

Ecco il testo della missiva:

La prossima estate non passerò le vacanze a Porto Empedocle. Mi spiego meglio.

Mi chiamo Carmela, vivo e lavoro a Brescia ma sono nata a Porto Empedocle. Ogni anno, approfitto delle vacanze estive per ritornare nella mia terra natia. Fa sempre piacere riassaporarne le agiatezze: clima, mare, gastronomia e bellezze paesaggistiche sempre più attrezzate e attraenti.

Da circa 10 anni il nostro paese ha cambiato completamente look, soprattutto dal punto di vista turistico. Ho notato con piacere che sono sorti varie tipologie di Bed and breakfast e Hotel che oggi, rappresentano di fatto, il nuovo tessuto economico della città insieme a tutti quei imprenditori che hanno scommesso sulla ristorazione di ogni genere e sorta: pizzerie, trattorie, ristoranti, paninerie ecc ecc. Con l’aumento della domanda ricettiva si registra una migliore qualità del tempo libero, specie nei weekend.

Oltre al turismo interno, guidato dai vecchi emigrati come me, possiamo vantare un turismo europeo se non addirittura mondiale.

Basta fare un giro nella scala dei turchi o nella valle dei Templi o nel nostro corso principale per notare sempre più persone dagli occhi a mandorla, chiome biondissime o tratti tipicamente mediterranei come i nostri. Questi “stranieri”, nella maggior parte dei casi, hanno delle disponibilità economiche importanti che fanno girare l’economia ad un’altra velocità.

Ma a Porto Empedocle, devo constatare con una certa amarezza che, esistono stranieri di serie A, ovvero quelli che ho appena accennato, e stranieri di serie B.

Gli stranieri di serie B sono quelli che riempiono, purtroppo quotidianamente, le pagine dei nostri quotidiani nazionali ora per gli sgomberi a Roma e, soprattutto, per le loro traversate dove spesso perdono la vita proprio in quel mare Mediterraneo dove passiamo la nostra estate e dove “accogliamo”, con tutti gli onori del caso, gli stranieri di serie A.

Nel recente passato, la nostra città si è sempre distinta per i sui alti valori “umanità”, “solidarietà” e “accoglienza” anche se oggi, quasi inspiegabilmente, si riscopre quasi “egoista”, “chiusa” e “intollerante”. Queste caratteristiche non si addicono ad una città di mare.

Inutile specificare che, mi riferisco alla polemica sulla questione dell’apertura del centro di accoglienza di via Roma. Addirittura, i commercianti della zona sostengono che la presenza dei migranti possa, in qualche modo, danneggiare l’offerta turistica.

Niente di più triste. I commerciati dimenticano che, tutti i turisti di seria A che affollano i loro locali provengono da società meticcie e multiculturali dove la diversità è un valore e non un limite. In tutta Europa è normale scrutare fra la gente diverse tipologie di etnie; anche se di serie B. Dunque, i centri di accoglienza non frenano il turismo. La questione è la paura del diverso e l’indifferenza verso un problema mondiale che, piaccia o meno, ci ritroviamo proprio al di là del mare nostrum.

Sono d’accordo con i commercianti sulla necessità di discutere e ridefinire la gestione dell’immigrazione in Italia. Anche questo è un fatto che non possiamo snobbare ma che non giustifica queste dichiarazioni e queste perentorie posizioni.

In questi giorni ho letto un bellissimo libro, di carattere storico, scritto da due empedoclini dal titolo: “Braccia protese alla lontane genti”. Questo titolo la dice lunga sulla vocazione culturale e sociale del nostro paese e della sua tristissima mutazione genetica.

Dunque, la prossima estate non verrò a Porto Empedocle. Questa sarà la mia protesta“.

Carmela

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