Il ritorno alla legalità passa anche attraverso la denuncia delle estorsioni e la lotta all’usura. Due strumenti che oltre a pesare sul tessuto economico e sociale, permettono alla criminalità organizzata di mantenere il controllo del territorio.
Sceglie la formula del “rito abbreviato” il 49enne Antonio Massimino, l’agrigentino imputato di tre presunti tentativi di estorsione ai danni dei due imprenditori.
Il teste era stato denunciato per falsa testimonianza e i giudici avevano disposto la trasmissione degli atti in Procura. Il possibile colpo di scena nell’ambito del processo nato dall’inchiesta denominata “Vultur”, potrebbe così portare alla ricusazione dei giudici.
Chiesto il rinvio a giudizio per Antonio Massimino e Liborio Militello, accusati di un presunto giro di estorsioni e per questo arrestati dalla Dia di Agrigento lo scorso mese di novembre.
I giudici del Tribunale del Riesame di Palermo hanno rigettato la richiesta presentata dai difensori per l’annullamento delle misure cautelari dopo l’inchiesta denominata “Stipendi Spezzati” su un presunto giro di estorsioni ai danni dei dipendenti di una cooperativa di Licata.
Giornata importante per il movimento antiracket agrigentino che si è trovato, ancora una volta, dentro l’aula bunker del carcere Petrusa a fianco di alcune vittime mentre testimoniavano contro i propri estortori nel processo scaturito dall’indagine cosiddetta “Vultur”.
Il gip del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, accogliendo le richieste della difesa ha revocato l’obbligo di firma imposto per tre volte alla settimana ad una delle operatrici della struttura di accoglienza per disabili di Licata, coinvolta nell’inchiesta relativa ad un presunto giro di estorsioni ai danni dei dipendenti.
Concluse le indagini a carico di Antonio Massimino e Liborio Militello, i due arrestati lo scorso mese di novembre dalla Dia di Agrigento con l’accusa di essere coinvolti in un presunto giro di estorsioni.
Costituite parte civile le presunte vittime del racket delle estorsioni sulla gestione dei funerali dopo l’operazione antimafia denominata “Vultur” che avrebbe sgominato le famiglie mafiose di Camastra e Canicattì.
Alla vigilia del processo scaturito dall’operazione Icaro, che ha colpito alcune cosche dell’agrigentino, LiberoFUTURO costituisce un nuovo gruppo dirigente e si prepara a costituirsi parte civile a fianco di alcuni imprenditori che hanno collaborato in fase di indagini.