“Ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare”. Il Gip del Tribunale di Agrigento ha disposto una nuova archiviazione per Carola Rackete, già comandante della nave “Sea Watch” dopo che, lo scorso aprile, era stata definitivamente prosciolta dall’accusa di resistenza a
Sarebbero tutti negativi i tamponi effettuati all’equipaggio della Sea Watch.
E’ arrivata al porto di Porto Empedocle la nave della Ong tedesca “Sea Watch” con a bordo 211 migranti che ora saranno trasferiti sulla nave “Moby Zazà” per essere posti in quarantena.
Disposto dal pm di Agrigento il dissequestro penale della nave Ong “Sea Watch 3” poiché “non residuano esigenze probatorie che giustifichino il mantenimento del sequestro”.
La scarcerazione della comandante della nave Ong tedesca “Sea Watch 3” Carola Rackete è una “conclusione contraddittoria, errata e non adeguatamente motivata”.
Terminato prima del previsto l’interrogatorio di Carola Rackete presso il tribunale di Agrigento. La ragazza tedesca, indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non ha rilasciato particolari dichiarazioni al termine del colloquio con i magistrati, delegando il proprio legale a parlare con i tanti cronisti presenti in via Mazzini.
Nuova “puntata” del caso Sea Watch ad Agrigento: oggi a partire dalle 10:00 è previsto l’interrogatorio di Carola Rackete, la capitana della nave Sea Watch 3 indagata per resistenza e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Sarebbe pronta a fare ricorso in Cassazione la Procura della Repubblica di Agrigento contro la decisione del Gip del Tribunale Alessandra Vella sulla mancata convalida dell’arresto della capitana della “Sea Watch 3”, Carola Rackete.
Una pratica a tutela del Gip di Agrigento Alessandra Vella è stata aperta al Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura.
“Per aver emesso l’ordinanza di scarcerazione della comandante della Sea Watch, la Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, è stata oggetto di insulti volgari e minacce di morte vomitate sui social network”.