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Italia Spalla

Tra delitti e segreti, tra il quarto grado rivolto ai killers più spietati, tra le menti più contorte, ai cold case

L’Italia da decenni è nel mirino di migliaia di casi di cronaca, di gialli irrisolti: i cosiddetti “cold case”, di scene di efferati crimini che hanno lasciato, come marchio a fuoco, segni che si sono trascinati per anni assieme a dei tempi giudiziari senza fine, dove l’attenzione mediatica ha avuto un ruolo vivo nei peggiori delitti.
I protagonisti sono soggetti che hanno vissuto una vita difficile complessa, anch’essi vittime di violenza e spesso vittime di se stessi: il disagio socio-psicologico è una delle concause che induce delle persone a trovare sfogo e “libertà”, attraverso la morte di qualcuno, sentendosi quasi protagonisti sotto i freddi riflettori della vita, proprio per riempire quei vuoti che la famiglia ha causato, trafitti dalla fragilità delle loto menti, che appaiono come labirinti senza via d’uscita, senza fuga.

L’unico “ristoro” è proprio quello di impossessarsi di un’arma del delitto che alla fine vede più la morte di se stessi che degli altri, ricevendo durissime condanne che priveranno loro proprio dell’unica soluzione al disagio che stanno vivendo: la libertà di vivere e di esprimersi.

Siamo qui, con un esperto, un giornalista, un noto personaggio televisivo che ci ha elargito una cultura senza eguali: Gianluigi Nuzzi.

Chi è Gianluigi Nuzzi? Ha iniziato a scrivere a 14 anni per la rivista Topolino. È divenuto giornalista professionista il 29 luglio1996. Ha collaborato per diversi quotidiani e riviste italiane tra cui Espansione, CorrierEconomia, L’Europeo, Gente Money, il Corriere della Sera. Ha lavorato a lungo a Il Giornale e a Panorama. Dal 1994 segue le più rilevanti inchieste giudiziarie italiane.

È stato inviato del quotidiano Libero e conduce diversi programmi televisivi. Nel 2013 Mediaset gli affida il ruolo di conduttore della trasmissione “Quarto grado” in onda su Rete4. Ha condotto, inoltre, l’approfondimento “Segreti e delitti”, in onda in prima serata su canale 5. In fondo, non ha bisogno di troppe presentazioni!

Grazie Dr. Nuzzi, per la disponibilità che ci ha concesso.
1) Salve Dr. Nuzzi, come nasce la sua passione per la cronaca nera?
Dalla ricerca della verità sui fatti drammatici che possono accadere nella vita di ciascuno di noi, dei classici “insospettabili” nelle famiglie che tanto ricordano la pubblicità del Mulino Bianco. Una calma apparente che viene sconvolta da fatti imprevedibili. Questo mi appassiona: il percorso per arrivare a comprendere quanto accade, usando sempre la chiave del dubbio.

2) Crede che in Italia la giustizia sia davvero sempre “giusta”?
Finché la magistratura sarà sotto organico, le forze di polizia non motivate e con mezzi spessi inadeguati avremo i dati drammatici di oggi con oltre il 90 per cento dei furti impuniti e il 60 per cento delle rapine. Questa è una giustizia che non funziona. C’è poi un problema di soggettività del giudice che porta nei grandi casi di cronaca pronunce opposte nei diversi gradi di giudizio. Ciò ci allontana ancor di più. E questo capita perché talvolta nei primi giorni dell’inchiesta si muovono passi sbagliati, si compiono errori che poi rimangono per sempre.

3) Lei è un giornalista molto noto ed apprezzato dal pubblico, qual è il suo segreto?
Cerco di essere onesto e questo vuol dire non avere pregiudizi, nemmeno per tesi che d’istinto magari ti fanno venire la pelle d’oca. Non bisogna avere pregiudizi: sono l’anticamera dell’inganno e del risentimento.

4) Ha realizzato tutto ciò che desiderava nella sua vita?
E perché mai? Me lo chiederò un minuto prima di morire. Mi nutro e alimento di progetti e
considero l’esperienza di Quarto grado di grande entusiasmo.

5) Crede che la società odierna sia sensibile ai casi di cronaca?
Certo, i dati di ascolto lo confermano. Interpretare quanto accade diventa sempre più difficile. La nostra è una società complessa e articolata ma i cronisti non si perdono mai d’animo!

6) Lei conduce un programma seguito da milioni di spettatori, qual è il suo parere in relazione ai casi di cronaca nera irrisolti e archiviati, per mancanza di prove? Crede che la giustizia italiana sia sempre attenta e precisa?
La giustizia è delegittimata soprattutto non da quei politici che ogni tanto la critica ma da quei magistrati che compiono errori dettati dal pregiudizio o dalla superficialità, segnando per sempre la vita di innocenti e di persone che vi vedono parti lese nei processi. L’azione disciplinare in Italia è uno strumento poco conosciuto: se un giornalista sbaglia, paga….e il magistrato? Quando paga di suo?

7) Cosa si aspetta dalla giustizia italiana, secondo Lei, qual è la legge che dovrebbe essere radicalmente sostituita, sempre in relazione alle pene inflitte?
Più che di leggi parlerei di formazione: i nostri inquirenti, polizia giudiziaria e magistratura, stanno facendo grandi sforzi per adeguarsi al mutamento dei tempi, ai nuovi reati. In questo il governo deve aiutarli.

8) Lei è spesso sotto i riflettori; ci racconti un momento di difficoltà che ha dovuto affrontare davanti al suo pubblico.

Quando affronto casi che riguardano i bambini. Mi emoziono e non lo nascondo. Se lo nascondessi sarei falso con il mio pubblico

9) Spesso ci poniamo un quesito, perché in Italia vi sono tempi giudiziari così lunghi?
Perché siamo un popolo litigioso che intenta causa per ogni bega condominiale soffocando l’apparato. A ogni pronto soccorso – che sia del tribunale o dell’ospedale – bisognerebbe recarsi davvero in caso di urgenza. Invece noi siamo sempre lì a chiedere l’aiuto dello Stato.

10) Cosa vorrebbe augurare ai nostri lettori?
Di veder crescere con orgoglio il futuro dei loro figli.

Valentina Veziani

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