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Regioni ed Enti Locali

Una terra d’arte, sotterrata dalle macerie dell’incompetenza

Mi chiamo Valentina Veziani, ho 39 anni e coltivo  la passione per l’arte della parola. Non mi sono mai ammutolita o stancata per la mia caparbietà, nonostante non abbia mai condiviso i miei traguardi culturali (premi internazionali-mondiali) con la mia città (Porto Empedocle ndr), che sentivo e sento inerme, prostrata, martoriata. Un interrogativo è d’obbligo: dov’è l’arte del sapere che esprime quell’autenticità, che non si copre dietro falsi moralismi o artificiosità che annienterebbero ogni speranza, com’è accaduto sino ad oggi?

Ho assistito, durante il corso di questi anni, alla “distruzione autorizzata”, di una terra che avrebbe potuto regalare davvero grandi progetti per mezzo di coloro che, per meritocrazia, avrebbero occupato “posti di prestigio”, non per intenti finanziari, bensì per amore nei confronti della propria terra natia: è successo tutto e il contrario di tutto.

Ogni vicolo è “adornato” da sacchi e animali smembrati, di ogni razza; è troppo da accettare: sull’asfalto del mio quartiere ho assistito ad un “martirio”, squallido, per l’emotività di chi conserva, tutt’ora, un certo grado di sensibilità, per il non amore che è stato dimostrato, per l’inadeguatezza, soprattutto, di chi non ha saputo  tutelare una città priva di ogni mantello, che l’avrebbe dovuta proteggere, tutelare, colorare di vita, di orgoglio; tutt’altro: è stata mortificata, calpestata, annientata, pugnalata al centro del petto, con un “colpo d’arma” che è l’equivalente all’insensibilità di chi l’ha “torturata”, scientemente,  sino all’ultimo respiro.

Pare che tutto ciò sia avvenuto per una sorta di nemesi, all’incontrario però, che avrebbe dovuto punire l’egocentrismo di chi non ha saputo o voluto amministrare la cosa pubblica con diligenza.

Ho ascoltato inutili discorsi, a destra e a manca, ma nulla è mutato e nulla muta, anzi, mi pare di assistere ad un film visto e rivisto; il tutto è davvero inaccettabile: si stanno uccidendo quelle piccole speranze, che, come piccoli barlumi, cercano di entrare tra le fessure delle porte, di chi tutt’ora spera; è una morte a piccole dosi, un assaggio alla non vita, dovuta ad un affollamento di menti inadeguate che hanno solo contribuito a creare uno squarcio nel cuore di tutti i cittadini. Gli unici intenti, probabilmente, sono stati personali, non considerando le necessità della collettività empedoclina.

Anni addietro, più volte, proposi di fondare un’associazione antimafia, molti mi dissero: a Porto Empedocle? E chi parteciperebbe? E’ vero, ho sbagliato: in una città dove la regola è stata quella del silenzio e degli “squallidi accordi politici”, probabilmente, certe cose non si potevano fare. Forse lo stesso Pirandello, profondo conoscitore dell’animo umano, avrebbe trovato grande difficoltà nel comprendere quale pensiero fosse sottostante alle scellerate scelte politiche.

Non avrei voluto sconfiggere la mafia, non ne avrei avuto le competenze, ma avrei voluto lanciare dei messaggi sani e costruttivi ai ragazzi delle scuole, a chi non conosce la storia di chi o di coloro che hanno cercato di amare la propria terra sino all’ultimo respiro.

Avrei voluto creare, altresì, una struttura per l’assistenza ai disabili, poiché molti ragazzi, affetti da gravi patologie psichiche, sono costretti a stare fuori, mancando i  punti di riferimento per poter offrire loro una sana distrazione terapeutica di cui hanno bisogno.

Noi potremmo fare grandi cose, ma se non vi è quella forza motrice capace di smuovere le coscienze, sarà tutto invano.

Circondiamoci di chi, per “meritocrazia  e competenza”, potrà davvero mutare le sorti di una città che è già sotterrata e soffocata per colpa di chi non ha saputo ascoltare quel grido assordante e stanco, indirizzato a chi l’avrebbe potuto aiutare.

Io non rammento una città così “sudicia e maltrattata” durante l’amministrazione “Firetto”; potevamo lamentarci in relazione a delle criticità, che, del resto,  erano tipiche di ogni amministrazione comunale, dovute, prevalentemente, alla inadeguatezza dei trasferimenti erariali che non consentivano, a volte, di risolvere le varie problematiche  che investivano la popolazione empedoclina.  Comunque si respirava aria di libertà, di confronto libero, di disponibilità durante gli interventi: le  porte erano aperte ai cittadini! Di tutto ciò, purtroppo, rimane un lontanissimo ricordo. Infine, se proprio devo esprimere il mio pensiero: chiunque si metta a disposizione per la rinascita della propria città, dovrebbe fare i conti con la propria coscienza e conoscenza: senza questi elementi Porto Empedocle sarà destinata a raccogliere un’accozzaglia di lamentele, senza avere mai un riscontro concreto e immediato.

Valentina Veziani

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