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Cultura

Visioni, a Realmonte la personale di Stefano Gallitano

Composti da immagini slegate e da frammenti di forme difficilmente distinguibili, gli “astratti” di Stefano Gallitano appaiono come aggregati di variopinti segni pittorici, campiti sulla tela con un intento ludico.

In essi si evidenzia un linguaggio pittorico, lontanissimo dall’astrazione vera e propria, che presenta alcune caratteristiche tipiche dell’arte irregolare. Nello stile originale e regressivo di Gallitano si ravvisano, ad esempio, sia l’assenza di una visione compositiva unitaria (dissociazione grafica), che tuttavia non compromette l’equilibrio formale dell’opera, sia un netto predomonio di forme lineari sulle forme plastiche (stilizzazione).

Spesso un pattern visuale viene ripetuto più volte (iterazione) in modo identico o simmetrico (stereotipia), con un effetto di saturazione totalizzante della superficie pittorica (horror vacui). Se è vero che il colore è sempre collegabile all’emotività, l’uso di accordi cromatici caldi o freddi potrebbe far pensare all’espressione di sentimenti contrastanti, in una gamma che oscilla dalla calma alla passione più intensa.

Negli “astratti”, disseminati di segni figurativi che si aggrovigliano, è possibile, inoltre, isolare dei simboli appena intelligibili: quadrati, croci, rombi e cerchi potrebbero incarnare l’archetipo della ‘quaternità’, definito da Carl Gustav Jung “l’archetipo degli archetipi”, che si lega al divino inteso come totalità dell’essere; l’occhio a forma di mandorla, sulla base di un parallelismo con la produzione grafica di altri artisti ‘irregolari’, potrebbe alludere al sesso femminile; le forme filiformi verticali, avrebbero un significato fallico.

La quaternità, infatti, in quanto archetipo della totalità, può alludere sia al sacro, sia alla sessualità. Il sesso verrebbe così investito di sacralità, in modo assolutamente innocente, così come avviene nelle opere di Carlo Zinelli. Non è un caso che in una Crocifissione di Gallitano, una figura femminile, probabilmente una personificazione della fertilità, con i dettagli legati alla generazione pronunciati, abbia sostituito Cristo sulla croce: la distinzione tra sessualità e religiosità esiste solo per la coscienza, ma non negli strati più profondi della psiche, sede degli istinti e delle forze incontrollate, dove questi due elementi sono legati in modo indissolubile.

Nell’eseguire queste opere l’artista si è lasciato guidare dall’impulso interiore (gestaltung) a esprimere, a simbolizzare e a comunicare i propri vissuti psichici. Retaggi di pensieri, immagini di ricordi e visioni (da qui il titolo della mostra), appaiono organizzati, in modo apparentemente bizzarro, senza alcun riferimento al mondo reale, secondo trame, simmetrie e somiglianze puramente formali.

Sembra quasi che per Gallitano sia più importante non la compiutezza dell’opera, bensì l’espressione dei propri vissuti interiori: non l’opera finita dunque, ma il lavoro pratico necessario per crearla, cioè l’atto liberatorio del dipingere, concepito alla stregua di una “scrittura” per immagini.

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