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Presunto caso di malasanità: triplicato risarcimento dopo la morte di un neonato

Ben sette ore di ritardo a causa di un elicottero impegnato e una sola ambulanza disponibile. Una lunga ed estenuante attesa per un trasferimento all’ospedale “Di Cristina” di Palermo di un piccolo bambino appena nato che non riuscì a sopravvivere.

Una vicenda che risale al lontano 2001 e che ora ha visto la Corte di Appello ha triplicato, rispetto alla sentenza di primo grado, il risarcimento del danno che dovrà sborsare l’Ospedale di Agrigento, luogo in cui nacque il bambino che ebbe dei gravi problemi respiratori.

Dopo il parto infatti i medici del “San Giovanni di Dio” decisero per il trasferimento ad una struttura meglio attrezzata, ma al momento di salire sull’elisoccorso, per il sopravvenire di altra urgenza, dai sanitari veniva deciso che il trasferimento del neonato sarebbe avvenuto mediante ambulanza.

L’ospedale agrigentino disponeva però di una sola ambulanza e doveva attendere il suo rientro, provocando così un ritardo di ben sette ore. La madre, dopo l’archiviazione dell’inchiesta penale da parte del gip, secondo cui non emergevano indizi di responsabilità, aveva avviato una causa civile contro l’Ospedale di Agrigento rivolgendosi agli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello, i quali hanno sostenuto in giudizio che la struttura doveva considerarsi responsabile a causa dell’insufficienza delle dotazioni strutturali, “ritenendo assurdo che un ospedale, come quello di Agrigento, avesse a disposizione una sola ambulanza”.

In primo grado, con una sentenza del 2013, il Tribunale aveva condannato l’Ospedale di Agrigento, quindi, l’Azienda sanitaria provinciale, a risarcire la giovane madre. Tuttavia, rispetto alla somma richiesta di 300.000 euro, il tribunale aveva ridotto l’entità del risarcimento, a soli 100.000, ritenendo che il ritardo avesse determinato solo “la perdita di chance di sopravvivenza”. Aveva, inoltre, liquidato sulla somma di 100.000 euro, solo gli interessi legali dalla data della sentenza (maggio 2013) fino al pagamento. Considerata “ingiustificata la riduzione del risarcimento decisa dal tribunale”, gli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello hanno impugnato la sentenza, ritenendo che il tribunale avesse errato nel ritenere che il caso potesse inquadrarsi nell’ipotesi della perdita di chance. Al contrario, ha sostenuto l’avvocato Farruggia, “il tribunale doveva limitarsi a stabilire se il trasferimento con l’elisoccorso e, comunque, la disponibilità di più ambulanze, quindi, il tempestivo trasferimento, avrebbe probabilmente salvato la vita del neonato”. Anche l’Asp aveva impugnato la sentenza, sostenendo che nessun risarcimento spettava alla madre del neonato.

La Corte di Appello, ha rigettato l’appello dell’Asp, e, accogliendo la tesi sostenuta dai legali agrigentini, ha condannato l’Azienda a corrispondere alla madre il risarcimento per intero, nella misura di 300.000 euro.

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