Grossolanità, cinismo, squartamenti e lacrime da cronaca nera, eros e bordello a infarcire un drammone popolare senza lieto fine. Nella Francia di fine ‘800, il “Grand Guignol” era tutto questo; un miscuglio non molto amalgamato di tinte fortissime, farsesche, macabre e cianfrusaglie. Talmente paradossale da essere, a volte, involontariamente comico. L’ideale per raccontare l’Italia tendente allo zero di oggi. Alessandro D’Alatri, che riscopre questo attualissimo testo scritto e poi segregato in un cassetto da Vittorio Franceschi quindici anni fa, porta sul palco un’innocente colf depressa, un salumiere di successo, una guida turistica ignorante con una moglie fedifraga e isterica, un postino sensibilmente gay. La storia non è importante: corna, liti, strafalcioni, soldi… come nelle migliori famiglie, con immancabile coup de théâtre finale. C’è anche un cane, che abbaia spesso però non entra mai in scena.
L’appuntamento è oggi con lo spettacolo serale delle 20,30 e domani alle ore 17,30.