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Agrigento, il ricordo dello scrittore Vincenzo Gaglio riscoperto da Antonio Palermo

Vincenzo Gaglio, illustre scrittore girgentino del ‘700, quasi sconosciuto e assai presto dimenticato ed ora riscoperto da Antonio Palermo.

Nella nostra città, nei pressi dello Stadio Esseneto, c’è una via dedicata ad uno scrittore quasi del tutto sconosciuto alla stragrande maggioranza degli agrigentini. E’ Vincenzo Gaglio, considerato dagli studiosi uno dei protagonisti della vita culturale siciliana del XVIII secolo.

Nasce a Girgenti nel 1735 e battezzato nella Cattedrale con i nomi di Vincenzo, Pietro e Gerlando. Studia in Seminario, poi a Palermo dove si applica con alacrità alla “ragione civile“ e successivamente a Catania dove viene “ onorato “di laurea. Esercita la professione di avvocato tra la capitale e la sua città natale.
Vincenzo Gaglio fu archeologo, letterato, critico equilibrato, giureconsulto di alto valore e uno dei massimi esponenti del giusnaturalismo del ‘700 siciliano.

Degne di essere ricordate sono le “ Memorie Storico-critiche dell’attuale Gergenti “dalla preistoria all’anno 1773. Le memorie su Girgenti purtroppo si smarrirono all’interno della Biblioteca Lucchesiana. All’età di appena 24 anni scrive il “Saggio Sopra Il Diritto Della Natura, Delle Genti e Della Politica“, chiamato “aureo“ a Berna e definito a Parigi opera “preziosa“ per la scelta degli argomenti, la solidità del ragionamento, per la forza e l’eleganza dello stile“.

Si deve alla sua ingegnosità e al suo dotto sapere avere intuito che nel sarcofago- allora custodito nel Duomo, oggi a S. Nicola – è rappresentato l’amore insano di Fedra per il castissimo figliastro Ippolito; onde ormai oggi è noto come “Sarcofago di Fedra”.

Muore nel 1777 a soli 42 anni di morte violenta, stroncato dal veleno propinatogli dalla moglie, a dimostrazione che la sua vita in famiglia non fu allietata da serenità e affetti. Un uomo sfortunato è stato Gaglio. Sfortunato e dimenticato insieme alla sua morte per riapparire dopo più di mezzo secolo ad opera di alcuni scrittori i quali, però, sono intervenuti parzialmente nel dare consistenza e vigore al suo reale valore di studioso.

Soltanto ai giorni nostri Antonio Palermo con la sua ponderosa opera: “Vincenzo Gaglio e il Rinnovamento Siciliano “ edita nel mese di aprile 2017 e pubblicata con il patrocinio morale della Società Agrigentina di Storia Patria, presieduta da Attilio Dalli Cardillo, gli ha reso giustizia con una trattazione completa e totale del suo pensiero. Secondo Palermo, perciò, rappresenta ben poca cosa l’avere dedicato una via ad un illustre figlio della nostra città qual è appunto Vincenzo Gaglio. Un “segno marmoreo“ che ne tramandi la memoria onorerebbe la municipalità agrigentina, la cittadinanza e il pensiero scientifico siciliano.

Da notare infine che la copertina del volume risulta impreziosita dalla bella immagine a colori del Duomo Normanno, opera della giovane nipote Gabriella, che più avanti ha trascritto a mano in corsivo l’epigrafe di Goethe: “L’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto“.

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