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Caso nave “Diciotti”, scontri e polemiche su una questione tutta politica

Nave Diciotti

Che il “caso” della nave “Diciotti” ferma al porto di Catania oramai da giorni con a bordo centinaia di migranti stia facendo discutere il mondo intero è oramai cosa del tutto assodata.

Uno scontro politico fra istituzioni italiane ed europee che ancora oggi non trova soluzione per quello che senza ombra di dubbio può essere definita una vicenda senza precedenti. Da un lato il ministro dell’Interno Matteo Salvini che rimane fermo sulle sue posizioni, dall’altro una Europa che sembra fare orecchie da mercante rispetto ad un problema che, a ben vedere, non riguarda il caso di fattispecie, ma una questione ben più complessa e sulla quale occorre riflettere.

Se oramai il ruolo dell’opposizione italiana serve ad innescare la polemica sul crocifisso indossato dalla giornalista del Tg1 Marina Nalesso (cui va tutta la nostra piena solidarietà ndr), piuttosto che affrontare con pragmatismo i problemi che affliggono l’Italia di queste ultime settimane, il bigottismo di una sinistra – e non solo – alla deriva cerca di deviare i reali motivi di una controversa e quanto mai animata questione sui “migranti” che da decenni affligge il nostro Paese. Insomma, chi ha il sol pensiero di analizzare a fondo la vicenda e trovare magari dei punti di unione con la politica del governo, è facile incorrere in una etichetta di “razzista”, “nazista” o “fascista”. Una facile via d’uscita che certamente non serve a nessuno se non a spostare l’attenzione verso altre questioni. Uno scenario del tutto italiano che negli anni non ha saputo arginare un fenomeno in crescita e che probabilmente oggi porta i poveri esseri umani a bordo della nave, ad essere vittime inconsapevoli di anni e anni di mala politica italiana ed europea.

Dicevamo uno scontro fra istituzioni politiche, ma non solo. A mettere “sale” ad una questione già ben condita, ci hanno pensato le Procure siciliane di Agrigento, Catania e Palermo con l’apertura di fascicoli di inchiesta per ipotesi di reato che, al momento, restano contro ignoti. Ed è proprio sul punto dell’ignoto che, come si ricorderà, Salvini – soprattutto rispondendo alla paventata ipotesi di una indagine contro ignoti per sequestro di persona – ha sgomberato il campo da qualsiasi mistero, invitando il procuratore capo di Agrigento a interrogare lui piuttosto che i funzionari del suo ministero che – secondo la sua versione – hanno avuto solo il compito di rispettare l’indicazione del vertice politico del Viminale. Senza entrare nel merito di una questione che attiene alle competenze della magistratura che valuterà eventuali abusi o altre ipotesi di reato, la questione “migranti” ha una natura del tutto politica.

Se nel mese di settembre dello scorso anno lo stesso procuratore capo di Agrigento lanciava l’allarme sul rischio terrorismo sulle barche di migranti e sugli sbarchi “fantasma” nell’agrigentino, oggi quello che sembra più essere nell’interesse del governo italiano è affrontare senza “se” e senza “ma” il problema accoglienza. Negli ultimi anni sono stati infatti circa 700 mila gli ingressi in Italia; percentuali da brividi se paragonati all’impegno di altri paesi europei sul fronte accoglienza. Una vera e propria invasione migratoria illegale cui merita un’analisi approfondita sul fenomeno e su come contrastarlo al meglio. Un problema politico insomma che, senza voler entrare nel dibattito di chi condivida o meno le scelte dell’attuale governo, finalmente torna sul tavolo dell’agenda con una forza e determinazione maggiore.

E se in Australia sembra non suscitare scalpore la politica del “NO way” in Italia rimaniamo ancorati alle polemiche di “casa nostra”.

 

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