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Liberalizzazioni: prezzi e tariffe in aumento. Segnali positivi per telefonia e medicinali

Come sempre a pagare saranno i contribuenti diligenti. Potremmo riassumere così l’analisi dello studio condotto dalla Cgia di Mestre che ha esaminato le politiche di liberalizzazione degli ultimi 20 anni.
Se infatti il dibattito politico delle ultime 48 ore si è incentrato sul ddl Concorrenza approvato dal governo Renzi (che riguarda settori importanti come le farmacie, le professioni, l’energia e l’Rc Auto), l’analisi della Cgia di Mestre mette con le spalle al muro una politica che in questi ultimi anni ha prodotto come risultati, nei settori di apertura alla concorrenza, aumenti di prezzi e tariffe in misura maggiore rispetto all’inflazione.


In parole povere ciò che ne viene per il consumatore è tutto il contrario rispetto a quanto previsto.
Se prendiamo come esempio il settore delicato delle Rc Auto, o più in generale delle assicurazioni, dal 1994 ad oggi le tariffe sono lievitate del 189,3% (con un’inflazione salita del 50,1%). Dati allarmanti che fanno capire come il differenziale è stato l’oggetto di discussione fra compagnie assicurative (che lamentano il fenomeno delle truffe) e le associazioni dei consumatori (che puntano il dito contro gli aumenti).
Sul punto il governo Renzi, con il ddl Concorrenza, che previsto misure che prevedano significativi sconti per coloro che applichino determinate misure quali l’installazione di una scatola nera o la riparazione presso officine convenzionate.
Ma l’aumento delle tariffe delle assicurazioni non è un caso isolato. Infatti anche sul versante trasporti si registrano aumenti consistenti: dal 1997 vi è stato un aumento del 71,7% a fronte di un’inflazione con un +41,5%.
Sono aumentate invece del 115,6% le tariffe dei servizi finanziari rispetto ad una inflazione che si aggira intorno il 50%.
Segnali positivi solo per il settore dei medicinali e della telefonia. Qui le liberalizzazioni hanno funzionato un po’ meglio e hanno prodotto risultati positivi con un aumento del potere d’acquisto dei consumatori del 12,1% (medicinali) e del 23% (telefonia).
Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi “In molti casi, i settori interessati da questo processo sono passati da un monopolio pubblico che funzionava poco e male a vere e proprie oligarchie di privati che hanno fatto pagare il conto di questa operazione ai consumatori finali”.

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