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Piano di protezione civile del Libero consorzio: dopo 14 anni riconosciuta la correttezza del professionista che l’ha redatto

Palazzo della Provincia Agrigento

Per 14 anni il Libero Consorzio di Agrigento è rimasto sprovvisto di un piano di emergenza anche se lo stesso gli era stato già redatto. E’ stato necessario un interminabile contenzioso legale perché venisse riconosciuta la ragione del tecnico che l’ha realizzato e l’utilizzabilità dello strumento urbanistico che però nel frattempo dovrà essere aggiornato.

La storia, dai contorni pirandelliani, inizia nell’ottobre del 2007, quando l’architetto Alfonso Cimino, capogruppo di un raggruppamento temporaneo di professionisti, si aggiudica una gara per il servizio di redazione del Piano provinciale di emergenza di Protezione civile per conto dell’allora Provincia Regionale di Agrigento.

Nell’agosto di quell’anno viene presentato il piano di massima e poi, nell’aprile del 2011, quello esecutivo all’amministrazione provinciale.

Questa, però, anziché procedere ad un contraddittorio con il professionista per adottare un piano che è utile al territorio provinciale e ai suoi cittadini, avvia un contenzioso che spinge Cimino nel novembre 2013 a chiedere la costituzione di un collegio arbitrale per la definizione della controversia a causa delle inadempienze contrattuali del Libero consorzio. Un collegio che viene costituito dall’amministrazione provinciale solo nel marzo del 2014 e che si pronuncia oltre due anni dopo, nel luglio del 2016, ritenendo che il Rtp abbia adempiuto a quanto descritto nel disciplinare di incarico del 2007, mentre, risultava “acclarato l’inadempimento contrattuale da parte della Provincia”. I comportamenti dei funzionari della Provincia, accerta il lodo arbitrale, in particolare apparivano “lesivi dei principi di buona fede e correttezza” e vi sarebbero stati “elementi sufficienti per inferire un comportamento gravemente inadempiente da parte dell’ente pubblico”.

Il lodo arbitrale, inoltre, riteneva che il piano poteva “diventare una base di risorsa utile alla Provincia nella sua attività pianificatoria e messa a servizio dell’interesse pubblico”. Un’utilità particolarmente evidente in un territorio ad altissimo rischio come quello agrigentino.

Il pronunciamento però non venne accolto favorevolmente dagli stessi funzionari provinciali, che attraverso l’ufficio legale dell’Ente hanno promosso un appello al lodo arbitrale presso la Corte d’Appello del Tribunale Civile di Palermo.

Solo il 19 luglio, a 14 anni dalla realizzazione del Piano, i giudici hanno rigettato l’impugnazione proposta dall’ex Provincia, condannando l’ente al pagamento delle spese del giudizio, cioè 4mila euro oltre oneri vari.

“Finalmente – dichiara l’architetto Alfonso Cimino, assistito in questi anni dall’avvocato Ignazio Cucchiara – si potrà mettere fine ad una vicenda che ha privato i cittadini di un ottimo Piano di Protezione Civile. Ritengo, tuttavia, che questa vicenda possa essere esemplificativa di una certa burocrazia che blocca tutto e costringe i professionisti a dover difendere le proprie ragioni rivolgendosi ad un tribunale. Il mio pensiero non può che andare ai tanti colleghi che, giornalmente si trovano a dover combattere con un’amministrazione pubblica poco efficiente senza poter sostenere nemmeno l’anticipazione delle spese giudiziali. Cosa ben diversa per i funzionari pubblici che, possono intraprendere qualsiasi contenzioso non a proprie spese ma, a spese delle pubbliche amministrazioni e di conseguenza dei cittadini”.

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