Secondo il giudice le vite dei due fratellini potevano essere salvate tenuto conto che la protezione dell’area venne distrutta nel dicembre del 2010 dal ribaltamento della terra. “Ad essere inadeguato – scrive il giudice nelle sue motivazioni – non era solo il sistema di asserita salvaguardia dell’ambiente naturale ma anche e soprattutto quello a garanzia dell’incolumità dei fruitori”. L’affermazione della difesa sulla imprevedibilità dell’evento che ha portato quel tragico settembre del 2014 alla morte dei due fratellini “perchè alle Maccalube nessuno si era mai fatto male, appare la palese estrinsecazione della superficialità con cui il tema della sicurezza delle persone era stato declinato nella concreta gestione da parte del personale della Riserva. Ripararsi sotto l’ombra della benevola sorte che aveva preservato l’indiscriminata comunità dei fruitori lungi dal rispondere alla possibile logica del caso fortuito in chiave di esclusione della responsabilità, costituisce un segnale chiaro ed inequivocabile dell’omissione di qualsivoglia forma di attenzione e tutela per l’incolumità delle persone che avevano frequentato quel sito”.