Sono questi alcuni dei risultati emersi al termine del seminario “Ripartire dal Centro” promosso dall’Ordine degli Ingegneri di Agrigento, da quello degli Architetti e patrocinato dall’Amministrazione comunale del capoluogo. Un confronto lungo e articolato nel contesto del quale, grazie a numerosi contributi qualificati, si è cercato di comprendere cosa può essere concretamente fatto perché il centro storico torni ad essere cuore pulsante della nostra (e in altre) città.
Il “Sismabonus”, lo ricordiamo, è una possibilità offerta dallo Stato di ottenere una riduzione significativa della tassazione sugli interventi che appunto prevedono l’adeguamento sismico degli edifici, con vari livelli di intervento e alcune opportunità specifiche. Uno strumento che rappresenta anche una opportunità ovviamente per aumentare la sicurezza del nostro centro storico.
“Se applicato a tappeto, il Sismabonus porta con sé l’effetto positivo di una diminuzione del rischio sismico dei centri storici – spiega Calogero Cucchiara, docente di Tecnica delle Costruzioni dell’Università di Palermo, consigliere provinciale dell’Ordine degli Ingegneri, relatore e promotore dell’iniziativa di ieri -, ma potrebbe anche creare lavoro, non solo per i tecnici e le imprese che sarebbero occupate nelle opere di messa in sicurezza, ma per tutto il tessuto: tanti centri storici hanno fatto la loro fortuna grazie a percorsi di riqualificazione. Il Sismabonus, inoltre, è sfruttabile anche da coloro che non possono usufruire dei vantaggi fiscali perché non presentano una dichiarazione dei redditi perché possono cedere il credito alle ditte.
Della necessità di affiancare a questi percorsi di agevolazione economica ad un ragionamento complessivo su infrastrutture e strumenti urbanistici è stato il presidente dell’Ordine degli Architetti Alfonso Cimino.
“Agrigento ha un centro storico meraviglioso, ma cinquant’anni di cattiva pianificazione urbana di questa città, vuoi anche per l’evento franoso, hanno svuotato quell’immenso patrimonio artistico, sociale e culturale. Recuperarlo, come? Innanzitutto riaggregando le periferie al centro, fermando l’ormai inutile consumo di suolo per la costruzione di nuovi edifici, stilando un piano economico e commerciale dedicato alla città perché le vetrine di via Atenea tornino ad essere aperte e defiscalizzando al massimo i cittadini e gli imprenditori che vogliono investire nel centro storico. Mettendo tutti questi elementi a sistema, e recuperando la viabilità comunale e provinciale, sono convinto che il centro storico potrà ripartire”.
“Ricordo che discutevamo di quale quartiere periferico candidare, visto che, appunto, si parlava di periferie – ha spiegato -. Non si facevano i conti con la filosofia di quel bando voluto da Renzo Piano, che esprimeva cioè la necessità di creare dei rammendi alle città. Cioè, trovare quelle aree che si trovavano particolarmente compromesse sul piano non solo infrastrutturale e urbanistico, ma anche sociale, e metterci una pezza. A questo punto abbiamo detto: dove se non in un centro storico, come quello di Agrigento, mortificato negli anni da tante cose, a partire da una mancanza di risorse che, a volte, non sono arrivate per ragioni da attribuire solo a noi stessi. Un fatto per tutti: il dotarsi di un piano particolareggiato del centro storico quando la messe importante di risorse finanziarie erano già finite altrove. Adesso l’idea che avevamo messo in campo è risultata vincente: le risorse stanno arrivando e stiamo iniziando con i cantieri”.