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Giallo di Pordenone: Giosuè Ruotolo e il mistero della palestra

Una storia intricata quella dell’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone, i due bei fidanzati di Pordenone uccisi nel marzo scorso.

I sospetti però convergerebbero sempre di più verso l’ex coinquilino di Trifone, Giosuè Ruotolo, ad oggi unico indagato. Dopo la pistola d’epoca ritrovata nel laghetto di San Valentino, probabilmente appartenente alla famiglia Ruotolo che amava collezionare armi datate; dopo l’sms della ragazza di Giosuè che chiedeva se le stesse nascondendo qualcosa inviato immediatamente dopo l’omicidio; le indagini si spostano verso la sua anomala iscrizione nella palestra che si trova di fronte a quella frequentata da Trifone.

Ruotolo, infatti, pare avesse frequentato la struttura solo per due mesi, e, guardacaso, fino a quel maledetto 17 marzo, giorno dell’omicidio. Dopo tale evento della presenza di Ruotolo in palestra più nessuna traccia. Il motivo, fino a ieri oscuro, è stato chiarito nell’ultimo interrogatorio, ripreso da due telecamere nell’ufficio del pm Matteo Campagnaro, che al suo fianco aveva il collega Pier Umberto Vallerin.

Fu la mamma a insistere a che Giosuè lasciasse la palestra. “Riteneva che quella del palasport – ha spiegato il giovane – fosse diventata troppo pericolosa”.

Nel frattempo la Procura ha firmato il provvedimento che mette i Ris nelle condizioni di effettuare le analisi, per altro irripetibili, sulle tracce biologiche trovate su auto e indumenti. Analisi cruciali che potrebbero dare definitivamente un volto all’assassino dei due fidanzati di Pordenone.

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