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Ignazio Cutrò, revocata la protezione: l’imprenditore colto da malore

Ignazio Cutrò

Sarebbero venute meno le esigenze di protezione nei confronti di Ignazio Cutrò, (l’ex) imprenditore e testimone di giustizia di Bivona, e della sua famiglia.

A revocare la misura di tutela è stata la Commissione centrale del Ministero dell’Interno. Lo sfogo è del figlio di Ignazio, Giuseppe che ha voluto rendere pubblica la decisione: “il Ministero dell’Interno ha stabilito che la mafia ha già dimenticato, Ignazio Cutrò e la sua famiglia non rischia più ritorsioni per le sue dichiarazioni, semmai rischia per l’attività antiracket che negli anni ha condotto, quindi non necessita più rinnovare le speciali misure di protezione per Testimoni di Giustizia“.

Una decisione che è stata accolta con grande rammarico da parte di Ignazio Cutrò che, appresa la notizia, è stato colto anche da un malore. 

Una persona di peso Ignazio Cutrò, perché rimanendo nella sua terra d’origine e mantenendo la propria identità ha potuto a differenza di altri Testimoni di Giustizia, lottare, divulgare ciò che accadeva e tutte le situazioni spiacevoli che si potevano incontrare nel proprio cammino, attirando talvolta l’attenzione dei media, nemici per chi non compie bene il suo lavoro. Mio padre – scrive il figlio Giuseppe – ha fatto delle sue idee e della sua parola uno strumento di tramite, un megafono per chi sottostava al silenzio da anni. Ha costituito quella famosa Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, non ben vista da qualcuno ed hanno prodotto tanti frutti, come la legge che ne prevede l’assunzione nei pubblici uffici“. 

Lo Stato – scrive ancora Giuseppe – ha deliberato che la mafia o chi per loro non potrà più toccarci, una bella notizia. Da oggi la revoca delle misure di protezione, grazie. Io nel frattempo aspetto che mio padre si riprenda dal malore che ha avuto nel leggere le prime righe della delibera, spiegherò io ad Ignazio Cutrò del sigillo che avete messo sulle nostre vite. Se davvero devo ringraziare qualcuno in questa vicenda, devo ringraziare i Carabinieri che ci sono stati accanto, come una vera famiglia, magistratura e quella parte di politica sana; per quanto riguarda gli altri, saranno ritenuti direttamente responsabili per ciò che accadrà a mio padre e la mia famiglia, in conseguenza alle scelte che hanno fatto per il ruolo che ricoprono“.

La Commissione degli Interni ha comunque stabilito che il servizio centrale di protezione segnali la posizione del testimone di giustizia e del suo nucleo familiare all’ufficio centrale per la sicurezza ai fini dell’adozione delle ordinarie misure di protezione. 

Il Prefetto di Agrigento – fa sapere Giuseppe Cutrò – ha appena fatto sapere che, contrariamente a quanto notificato dal Ministero dove non si rinnova più il programma di protezione, per quanto in sue facoltà manterrà la scorta per le esposizioni note“.

 

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