Il primo cittadino, sospeso dalla Prefettura di Agrigento in base alla legge Severino, è finito nei guai dopo il blitz antimafia denominato “Montagna” che ha disarticolato i vertici di due mandamenti e di sedici famiglie di “Cosa Nostra” agrigentina.
Una delle accuse per il primo cittadino, secondo i magistrati della Dda di Palermo, sarebbe quella di avere concordato con alcuni esponenti ritenuti appartenere a famiglie mafiose le candidature per le elezioni comunali svolte nel maggio del 2014.
Secondo Sabella, comparso davanti al gip del Tribunale di Palermo, sarebbero discorsi da contestualizzare e riferiti a normali dialoghi che si farebbero in campagna elettorale. Nessuna richiesta, avrebbe affermato Sabella, di scambio elettorale dietro le presunte richieste fatte.
Intanto i legali difensori di Sabella hanno preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame.