Bye Bye dunque all’amata ora legale, nata da un’idea di Benjamin Franklin come strumento per risparmiare energia e adottata definitivamente in Italia nel 1966 in concomitanza con la crisi energetica.
Se da un lato si recupereranno i 60 minuti ‘persi’ nella notte tra il 28 e il 29 marzo scorsi dall’altro il fatto di non poter più godere delle lunghe giornate di luce, c’è anche il rischio di ammalarsi di “depressione stagionale”. Siamo esseri foto sensibili: meno luce riceviamo, più siamo irritabili, stanchi e affaticati.
Tra i consigli suggeriti per abituarsi gradualmente al cambio ed evitare di cadere nella depressione stagionale, c’è quello (sempre valido) di andare a dormire prima la sera ed alzarsi presto per almeno 15 giorni dopo il cambio dell’ora legale, per aiutare gli organi a ritrovare il senso del tempo naturale.
Da qui nasce il desiderio di far valere quella legale tutto l’anno.
E’ la proposta che oggi il Codacons ribadisce: “Secondo alcuni studiosi americani – spiega l’associazione – lo sfasamento di un’ora determina, in un bambino su due, disturbi del sonno. E risintonizzare i ritmi biologici provoca un disagio per l’organismo, anche negli individui adulti“.
In base ad una ricerca effettuata dal Codacons, l’iniziativa sarebbe condivisa dall’80% degli italiani, stufi dei continui cambi tra ora solare e ora legale. In tal modo si avrebbe il vantaggio di recuperare l’ora di luce anche in inverno, “senza subire però il costo economico e il disagio legato all’aggiustamento dell’orario“.
“Ricordiamo – conclude poi il Codacons – che in farmacia, a seguito del cambio ora solare-legale, si impennano anche le vendite di prodotti contro il jetlag“.
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