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Sergio Mattarella ad Agrigento, don Carmelo Petrone: “sulla Cattedrale un silenzio assordante”

Sul numero 25/2017 del settimanale “L’Amico del Popolo“, da venerdì 30 giugno in edicola, è pubblicata una lettera aperta, a firma del direttore don Carmelo Petrone (in foto), al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, il prossimo 6 luglio, sarà in visita ad Agrigento.
Ecco il testo integrale della lettera:

Signor Presidente, benvenuto ad Agrigento. Anzi, buon ritorno ad Agrigento! La nostra provincia, poco più di un anno fa, era il 3 giugno del 2016, ha visto la sua presenza a Lampedusa (Lampedusa è Agrigento e Agrigento è Lampedusa!) per l’inaugurazione del Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo. In quella occasione Lei venne (“la vera ragione del suo viaggio”, confessò pubblicamente al sindaco Nicolini) per dire ai lampedusani, che “l’Italia è orgogliosa di Lampedusa”. E ricordò all’Italia e all’Europa di essere “debitori di riconoscenza a Lampedusa per le vite salvate, per l’accoglienza, per la prima assistenza, per l’ospitalità”.
Il prossimo 6 luglio Lei ritornerà ad Agrigento, in questo estremo lembo d’Italia ed Europa, per rendere omaggio, nel 150° dalla nascita, a Luigi Pirandello, scrittore, tra i maggiori drammaturghi del XX secolo, Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Signor Presidente Lei si recherà ai piedi del tempio della Concordia, nella Valle dei Templi, dove consegnerà il “Premio nazionale Pirandello” e sempre nella Valle avrà modo di visitare oltre ai Templi greci anche, nella cornice di Villa Aurea i reperti dell’antica Akragas greca che, normalmente, sono custoditi ed esposti al British Museum di Londra e che, dallo scorso aprile, sono in vetrina ad Agrigento. Avrà modo di visitare, inoltre il cantiere di scavi archeologici del teatro Ellenistico-Romano e, nella non lontana contrada “Caos”, la casa natale di Luigi Pirandello. Sia dalla Valle che da contrada “Caos” avrà modo di ammirare lo skyline della città di Agrigento alla cui sommità si trova la Cattedrale Normanna, fondata da San Gerlando nell’XI secolo. Ebbene il giorno della sua visita cadrà esattamente a 6 anni, 4 mesi e 9 giorni dalla chiusura al culto (25 febbraio 2011) della Cattedrale perché il Colle su cui è costruita è “malato e attende di essere messo in sicurezza”. In tutti questi anni abbiamo sentito solo promesse, abbiamo visto sottoscrivere Patti e letto di tavoli tecnici per salvare il Colle e con esso la Cattedrale ma, di fatti che vanno nella direzione della messa in sicurezza, ben pochi. Sulla Cattedrale, Signor Presidente è calato un silenzio assordante. Ad oggi la sola certezza è quella della messa in sicurezza del sacro edificio, commissionata e cofinanziata dall’Arcidiocesi, che si sta per appaltare, che è solo la parte propedeutica perché si intervenga sul Colle su cui poggia la Cattedrale che continua la sua lenta ma inesorabile discesa a valle e con il Colle un pezzo di storia, quasi millenaria, della città e della chiesa agrigentina. I discorsi e le supposizioni sulle cause di cui in questi anni abbiamo letto e sentito, così pure le tante promesse, si infrangono sulla pietra di sabbia tufacea che si sfarina e segna, come una clessidra, l’inesorabile scorrere del tempo che ha privato, gli agrigentini e non solo di un bene che per i cristiani è più che monumento e bene culturale. Signor Presidente le profonde fenditure che, dalle coperture alle fondamenta e ancor più giù, sfregiano il volto della Cattedrale sono ferite profonde alla Chiesa e alla civiltà di questa terra. Signor Presidente faccio appello alla sua apprezzata sensibilità istituzionale e le chiedo di volere, anche in occasione di questo viaggio ad Agrigento, come ha fatto fino dal giorno del suo giuramento, quando nel discorso al Parlamento ci ha ricordato come «garantire la Costituzione significa» anche «amare i nostri tesori artistici e ambientali», esercitare il suo ruolo di garante della Costituzione che, all’articolo 9, recita: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” e dire una parola autorevole perché agli agrigentini e agli italiani venga restituita la Cattedrale.
Signor Presidente ne I vecchi e i giovani (1906), Luigi Pirandello, scriveva: “…addio, Sicilia, Addio Valsania, Girgenti che si vede da lontano, lassù, alta… Addio campane di S. Gerlando, di cui nel silenzio della campagna mi arriva il ronzio”.
Noi, Signor Presidente, nell’accoglierla, Le diciamo “Arrivederci” nella ferma speranza che, nel corso del suo mandato presidenziale, Lei ritorni ancora ad Agrigento per sentire suonare le campane di San Gerlando e restiuire all’Italia e al mondo la Cattedrale normanna. Le porgo i miei più sentiti saluti, certo di un suo autorevole e risolutore intervento“.

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