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Biondi nel “mirino”: il nuovo sport cittadino per distogliere il vero “scandalo”

Tutti contro Beniamino Biondi. Sembra davvero essere diventato lo sport cittadino amato dai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione. La “vessata quaestio” l’indennità che l’assessore comunale percepirebbe.

In questi giorni abbiamo infatti assistito ad un vero e proprio stillicidio di richieste e domande nei confronti del giovane assessore, reo di percepire una indennità che, a dire di chi lo accusa, sarebbe fortemente in contrasto con le affermazioni fatte prima e durante la campagna elettorale che vedevano Biondi candidato e possibile parte attiva dell’amministrazione di Lillo Firetto. Affermazioni che riguardavano sue presunte intenzioni di rinunciare a qualsiasi compenso derivato dal ruolo che avrebbe, da lì a poco, assunto.

Lui, accusato e vessato giornalmente da critiche, non parla e non interviene minimamente su una questione che è ormai divenuto argomento da “bar”. Un chiacchiericcio continuo e denigratorio verso un giovane amministratore che ad oggi ha solo fatto il suo dovere: lavorare in silenzio per il bene della collettività.

Moralizzatori dell’ultima ora che, folgorati da chissà quale miracolo, si ergono a giudici della condotta etica criticando un atteggiamento che, è bene ribadirlo, non riguarda affatto alcun abuso.

Sono infatti molti coloro che in parte si sono sentiti “traditi” da Beniamino Biondi; molti di questi avrebbero preferito che l’attuale assessore non avesse alcuna indennità, rinunciando in tutto o in parte a ciò che la legge stabilisce. Ma è pur bene precisare alcuni dettagli che forse anche ai più attenti sono sfuggiti.

Beniamino Biondi, chiamato in causa più volte come uno dei principali artefici della manifestazione che, allo slogan di #noisiamoaltro lo scorso mese di febbraio portò in piazza più di duemila persone indignate da un “modus” che vedeva una parte dei consiglieri comunali della precedente amministrazione “abusare” nella convocazione delle riunioni delle oramai famose Commissioni Consiliari, risultò in quell’occasione essere uno dei “tanti”, ovvero uno che espresse come molti agrigentini un sentimento popolare di sdegno e sfiducia verso una classe politica che nei fatti screditò Agrigento e il suo popolo.

1133 Commissioni in un anno. Un numero divenuto famoso in tutta Italia che riuscì a mostrare uno “scandalo” al quale tutti gli agrigentini si ribellarono agli abusi sui gettoni di presenza. E a mostrare questa forma di indignazione fu anche Biondi; Biondi, insieme agli oltre duemila manifestanti che rappresentarono il sentimento di ogni agrigentino. Quale colpa dunque può avere il giovane assessore? Percepire una indennità spettante per legge? L’indignazione del caso “gettonopoli” nacque infatti da un “abuso”, ovvero dal numero spropositato di sedute che gli ex consiglieri comunali convocarono, percependo così il famoso gettone di presenza loro spettante per legge. Sottolineiamo che l’indignazione di cui sopra ha un valore meramente “morale” rispetto al quale non vi è alcuna rilevanza illecita, o se vi fosse non spetterebbe noi a dirlo, da parte di coloro che perpetravano questo tipo atteggiamento. Un concetto che evidenziamo per evitare facili e sterili polemiche da parte di qualcuno che forse ancor oggi è reduce da una triste vicenda, quale è quella di “gettonopoli”.

È forse questo il motivo per il quale molti consiglieri di oggi, appartenenti anche al consiglio comunale di “ieri”, si scagliano senza pietà contro quello che a loro dire è uno scandalo. Molti sono infatti coloro che portano il “peso”, giusto o sbagliato che sia, di un’etichetta che non vogliamo addossare a nessuno, ma sul quale la cronaca e i fatti portano a dire che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una goccia che ha rappresentato un vero e proprio “tsunami” per la classe politica, sfiduciando nei fatti anche coloro che con passione e dedizione lavoravano operosamente per la città. Meteore della politica, quest’ultimi, rispetto a quegli “abusi” che hanno mortificato l’intera città.

Abuso”, un termine sul quale è bene evidenziarne il valore; perché se oggi vi è tanta indignazione verso l’assessore Biondi, bisogna tenere a mente che l’indennità non ha nulla a che vedere con le sedute o la partecipazione dell’assessore alla vita amministrativa consiliare. L’assessore è pagato a prescindere se sia o meno presente. L’assessore svolge il suo ruolo politico-amministrativo assumendosi delle responsabilità non indifferenti e ben più ampie rispetto a quella dei consiglieri: e per questo è pagato. Lo è come qualsiasi altro dipendente pubblico o privato che sia. Lo è perché opera delle scelte e si assume la responsabilità di ciò che attua, avendo ripercussioni sulla collettività. Lo è perché l’assessore si occupa a tempo pieno della vita amministrativa della sua città, contrariamente a quanto può fare un consigliere.
Biondi non ha dunque “abusato” di sedute consiliari, né tantomeno è possibile addebitare a lui, fino ad ora, alcuna responsabilità politica particolarmente rilevante.

L’unico suo punto debole è forse quello di non avere “parrini” dietro le spalle, ovvero deputati o forze politiche particolari che garantiscano l’appoggio del giovane assessore fortemente voluto dal sindaco Lillo Firetto. Un ruolo scevro da misere e squallide “clientele” politiche che forse per i “più” è un pregio di non poco conto, visti i risultati cui siamo abituati a vedere.

Una “guerra” dei poveri dunque quella contro lui che sta rasentando la banalità e la pochezza di chi forse, è bene rammentarlo, apparteneva a quel Consiglio Comunale oggi ricordato purtroppo per quegli aspetti morali che hanno infangato Agrigento e gli agrigentini. È questo il vero scandalo. Il vero scandalo è quello di vedere una amministrazione che si decurta l’indennità per poi lasciare al triste abbandono Agrigento e i suoi cittadini. La città negli ultimi anni ha sentito fin troppi proclami di questo tipo, ma i risultati sono stati sempre gli stessi: degrado, incuria e “abusi”.

Le critiche contro Biondi? Che non sia tutta una sceneggiata per indurre alle dimissioni l’assessore e reclamare qualche “comoda” poltrona?

L’auspicio sarebbe quello di lasciare lavorare in serenità Biondi e i suoi colleghi, ma si sa, Agrigento è terra di pirandelliana memoria e quindi possiamo avere la presunzione di anticipare che la “guerra” in atto è solo agli inizi.

Francescochristian Schembri

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