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Il testimone di giustizia Cutrò: “domani mi darò fuoco”

Ignazio Cutrò

Contro la mafia ho vinto, ma contro la burocrazia dello Stato mi sono arreso”.

Sono le parole di Ignazio Cutrò (in foto), il testimone di giustizia di Bivona, che punta il dito contro lo Stato, accusandolo di averlo abbandonato dopo che la mafia lo ha ridotto sul lastrico.

Sono tra i pochi a essere rimasto nella mia terra, ma dopo il silenzio del ministero dell’Interno non mi rimane che darmi fuoco e lo farò domani a Palermo, in piazza Tredici Vittime”, nel luogo in cui si ricordano i caduti di mafia. Spiega di attendere un decreto ingiuntivo di 540.000 euro: “Mi fanno pagare i danni che mi ha arrecato la mafia e lo Stato vorrebbe lavarsi la coscienza con un posto al Centro per l’impiego di Bivona da 1280 euro al mese”.

Poi, il testimone di giustizia afferma: “Vogliono farmi pagare le mie proteste, il mio impegno antiracket, non sono un perdente, tanto meno un codardo ma mi hanno tolto tutto, le speranze di essere un imprenditore libero, di lavorare nella mia terra, di dare ai miei figli un futuro migliore, i miei figli hanno perso tutto”.

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