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Editoriali

8 marzo, “Gionata della Donna”: un giorno da ricordare

8marzo donnaVi sono diversi modi per ricordare l’otto Marzo: alcuni lo vedono come un giorno di gloria, altri pensano a questo giorno con profonda tristezza, altri ancora vorrebbero rivivere e continuare a marcare la linea dell’emancipazione femminile sulla rotta delle donne morte nella fabbrica Triangle nel 1911.

Era stata proprio la rivoluzione industriale scoppiata in Inghilterra a concedere alle donne di lavorare nelle fabbriche proprio come gli uomini. Si apre così la maglia dello sfruttamento manifattuerio che oltre a coinvolgere le donne, avvolge anche piccole dita e piccole braccia tolte alla fanciullezza. Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento nascono i primi movimenti operai e, contrastate soprattutto dal ceto borghese e dai movimenti liberali, cominciano a rivendicare il diritto di voto, quel suffragio universale ottenuto nei primi anni del Novecento in Inghilterra ma adottato dall’Italia e così da tanti altri Paesi solo a metà del secolo.

E’ la Grande Guerra che scuote ancor di più le donne e dona loro un ruolo importante nel conflitto mondiale. Avendo i mariti ed i figli al fronte molte donne, e nello specifico quelle di provenienza borghese, decisero di correre lungo le regioni irridente per donare le proprie forze alle centinaia di migliaia di feriti delle trincee. Sarà la socialista Kulishoff, ad esempio, ad apprezzare in quegli anni in alcuni suoi scritti la volontà e le capacità che la guerra implicitamente aveva trasferito in queste.

L’ascesa del fascismo, invece, come ben sappiamo, rafforzò il concetto che alla donna dovesse essere esclusivamente attribuito l’esclusivo ruolo di moglie e di madre che tutt’ora noi conosciamo anche se con un’idea alquanto diversa da allora. Era inevitabile alla fine della guerra la voglia di libertà, di emancipazione e di libertà sessuale. Dal nord Europa soffia così quel vento del cambiamento propagandato dai provòs olandesi, dai ‘capelloni’ italiani e da migliaia di manifestazioni collettive che sfocieranno in Woodstock e nella famosa rivolta del ’68. E’ una frase in ‘Eskimo’ di Guccini a ricordarci come anche le più abili sostenitrici dello storico moralismo furono travolte dal sentimento di libertà anche se questo manifestò poi un’insuccesso per il quale tutt’ora ne paghiamo le conseguenze culturali e morali.

Un cambiamento epocale quello avvenuto al termine di questo ventennio che condusse alla nascita di tanti anticoncezionali e ad una seppur minima soffocazione dell’ideologia che il sesso dovesse essere praticato solo per la procreazione e quindi dopo il matrimonio. Una condizione fiancheggiata dalla politica ‘cattolica’ degli ultimi decenni nonostante sia il Cristianesimo stesso ad esaltare il corpo e l’Eros con la figura di Cristo e la donna con l’importantissima figura della Madonna. La ‘positività’ della religione cristiana lo hai poi dimenticato, ma fu il Medioevo, furono altri tempi. Adesso è ora di ricordare.

Se è di tempi moderni che dobbiamo parlare, allora è impossibile nascondere il paradosso che la politica italiana ha creato nel volere concedere una falsa emancipazione femminile con le quote rosa: uno strumento tanto inutile quanto ipocriti che crea differenze politiche tra uomo e donna che altrimenti, con un normale suffragio universale, non esisterebbero.

L’uguaglianza tra i sessi sarà raggiunta solo quando smetteremo di dire ai bambini ‘Le donne non si toccano nemmeno con un fiore’ mentre se questo ha un litigio con un bambino del suo stesso sesso non risparmiamo consigli su come reagire e vendicarsi. Questo è solo uno di centinaia di stupidi esempi. Le differenze esisteranno infatti fin quando saremo noi stessi a pensarle.

Flavio Principato

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