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Amanda Sandrelli, questa sera a Giunone con “Culture contro la Paura”: “Lampedusa ha fatto qualcosa di straordinario quando si è vista davanti delle presone in difficoltà. Ecco, io vorrei pensare che questo sia il nostro Paese”

Mancano poche ore al “monumentale” evento di questa sera alla Valle dei Templi. Ai piedi del tempio di Giunone, infatti, andrà in scena, alle 21.30, “Cultura contro la paura”.

Si tratta di un concerto-spettacolo, organizzato da Coopculture, in cui le melodie trasversali dell’Orchestra Multietnica di Arezzo (Oma) fanno da sfondo agli interventi commoventi di Amanda Sandrelli che legge brani tratti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e alle voci coinvolgenti di Brunori Sas e di Paolo Benvegnù.

Per l’occasione abbiamo incontrato Amanda Sandrelli che ci parla dello spettacolo: “E’ impressionante rileggere la Dichiarazione alla luce di quello che sta accadendo in Italia in questi ultimi mesi. Ci accorgiamo che in molti articoli essa è stata disattesa. E come quando mi chiedono: ma lei è ancora femminista? Io vorrei rispondere che mi piacerebbe molto non esserlo più, che ci fosse una parità di diritti per le donne, per chi viene da un altro Paese e, in generale, per tutti gli esseri umani. Ma ancora c’è tanta strada da fare. La Sicilia – sottolinea Amanda – è un avamposto, un territorio molto esposto all’accoglienza. Mi sembrava importante venire sull’Isola per un progetto così importante”.

La cultura, quindi, come antidoto alla paura? “Continuo ad essere convinta che la paura viene dalla non conoscenza della realtà, della verità, dei fatti. Sono convinta – aggiunge Sandrelli – che se tutti vedessero alcuni fotogrammi dei video che sono stati mandati a Papa Francesco forse nessuno avrebbe più il coraggio di trattare i migranti come se fossero solo dei numeri o degli invasori”.

Infine, parlando della Sicilia si accende la speranza nella voce dell’attrice: “La Sicilia è una terra straordinaria capace di accogliere; la gente di Lampedusa, poi, ha fatto qualcosa di straordinario quando si è vista davanti delle presone in difficoltà. Ecco, io vorrei pensare che questo sia il nostro Paese”.

Luigi Mula

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