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Economia Unione Europea

Effetto Brexit: cinque tipi di aziende stanno per lasciare l’UK

ryanairAnche prima che gli inglesi si recassero alle urne per esprimere la propria opinione sul Brexit, molte grandi aziende che operano in Gran Bretagna avevano già avvertito gli effetti negativi che l’Articolo 50 avrebbe avuto sulla loro attività.

Le relazioni commerciali dell’UE e la libertà di movimento hanno contribuito a definire l’era moderna del business negli Stati membri dell’UE, e uscendo dall’ Europa molti di questi benefici andranno persi con conseguenze gravi e imprevedibili per le aziende e la forza lavoro di nazionalità europea.

All’indomani del voto Brexit le stesse aziende avevano già le valigie quasi pronte e oggi, a causa del clima d’incertezza che si respira, stanno abbandonando le isole per trasferirsi altrove. Se il Regno Unito non riesce a negoziare un piano Brexit favorevole e stabilire buone relazioni commerciali con altri Stati membri dell’UE sempre più aziende seguiranno l’esempio di delocalizzazione. Ma quali sono le industrie che sono state colpite più duramente dal Brexit e che stanno già lasciando il Regno Unito?

Settore aereo

Dopo il voto le compagnie aeree sede nel Regno Unito si sono ritrovate a rimodulare le loro rotte europee. Diventa, infatti, necessario ricalcolare le tariffe, tenendo conto del costo delle tasse e dei visti internazionali che si applicano da quando il Regno Unito non è più un membro dell’Unione Europea.

Molteplici aspetti del trasporto aereo, dalle misure di sicurezza alla gestione del traffico aereo, sono fortemente regolati da organismi internazionali per ovvie ragioni. Il diritto di offrire servizi tra due paesi diversi è regolato da accordi tra i governi dei rispettivi paesi. L’UE ha una specifica serie di norme sull’aviazione che si applicano agli Stati membri e che garantiscono vantaggi speciali. Dopo Brexit le linee aeree britanniche non possono più avere diritto a questi benefici.

Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair e attivista per il “Remain”, ha già promesso di spostare la strategia di Ryanair dal Regno Unito, concentrandosi invece sull’espansione degli aeroporti dell’UE e dare priorità a rotte UE. “Il Regno Unito subirà quasi sicuramente qualche significativo danno economico quando Brexit sarà definitivamente applicato. Quello che ovviamente ci auguriamo è che l’impatto su tutto il Regno Unito sia positivo, ma sono molto preoccupato”, ha detto.
Nel frattempo EasyJet, la seconda più grande compagnia aerea del Regno Unito, dopo il voto ha riportato perdite record nelle sue azioni e sta valutando di spostare la sua sede dal Regno Unito.

Industria del gioco online

Per luoghi come l’Isola di Man e Gibilterra, che hanno goduto di benefici dall’Unione Europea, il Brexit è solo una cattiva notizia. A Gibilterra, le aziende di iGaming contribuiscono al 20-25% del PIL. “Il governo ha reso molto chiaro che gli effetti del Brexit saranno ancora più gravi e negativi per Gibilterra di quanto non lo siano per il Regno Unito”, dice il commissario del gioco d’azzardo di Gibilterra, Phill Brear.

Le società di iGaming hanno localizzato la loro sede a Gibilterra e nell’Isola di Man in parte a causa dei loro benefici fiscali favorevoli e anche per le leggi di licenza del gioco d’azzardo. Ma con Brexit che minaccia l’accesso al mercato dell’UE e dei benefici di cui queste aziende godono (tali da non dover richiedere licenze separate in tutti i paesi dell’UE, e occupazione senza problemi di lavoratori multinazionali) è comprensibile che alcuni dei principali marchi iGaming stanno prendendo in considerazione la delocalizzazione .

Infatti, molte persone che lavorano all’interno dell’industria iGaming di Gibilterra vivono in Spagna e sono pendolari. Essi sono stati in grado di vivere in un paese e lavorare in un altro senza difficoltà proprio grazie all’ UE, ma questo potrebbe non essere più possibile. Nel frattempo PokerStars, una delle più grandi sale da poker online del mondo, ha sede sull’Isola di Man, ma è in grado di operare nel Regno Unito e in altri paesi europei attraverso una licenza maltese. Avendo la validità di questa licenza, e l’accesso al mercato che rappresenta, la minaccia del Brexit potrebbe essere motivo di un rapido trasferimento.

Assistenza domiciliare e settore sanitario
Nel Regno Unito circa il 23% degli occupati nel settore dell’assistenza domestica sono migranti europei. Di questi circa 84.000 operatori, solo il 10% ha la cittadinanza britannica. Il futuro di questi assistenti rimane incerto, ma una negazione del loro diritto di continuare a lavorare nel Regno Unito sarebbe paralizzante per il settore dell’assistenza domestica. Nel NHS (il servizio sanitario nazionale), quasi 10.000 medici e 19.000 infermieri devono affrontare le stesse incertezze. Con il post-Brexit si vedrà anche un minor numero di sanitari stranieri che decidono di specializzarsi in Gran Bretagna, meno docenti e consulenti stranieri visto che la formazione e le pratiche nel settore sanitario non saranno più standardizzate secondo le norme europee.
“E ‘impossibile prevedere il pieno impatto in questa fase, ma è chiaro che è di vitale importanza che il nostro governo cerchi un accordo con l’Unione europea”, dice Stephen Dalton, direttore generale di NHS Confederation. La paura di perdere preziosi dipendenti è talmente tanta che l’Istituto per la ricerca sulle politiche pubbliche (IPPR) ha proposto di poter offrire la nazionalità britannica a tutti i lavoratori europei del NHS.

Industria automobilistica
Negli ultimi dieci anni il Regno Unito ha visto un grande crescita del settore automobilistico. Di circa 1,6 milioni di auto che la Gran Bretagna produce annualmente, quasi il 77% vengono esportate all’estero e solo il 58% di queste sono esportate in paesi europei. Utilizzando gli stessi standard di regolazione e di qualità dell’UE, il commercio tra i paesi europei è stato molto più facile, ma Brexit sembra mettere una battuta d’arresto, almeno nel breve periodo, per il business della produzione automobilistica britannica.

Mentre il Regno Unito continua a vivere in una fase di stallo post Brexit la premier inglese Theresa May ha fatto sapere che l’ UK uscirà dall’ Unione Europea ma non dall’ Europa e che i piani sono quelli di ottenere un’economia più forte di prima. Non avendo ancora le idee chiare di quello che accadrà queste imprese stanno realmente valutando un trasferimento per salvaguardarsi dalle eventuali perdite finanziarie e perturbazioni burocratiche che l’attuazione del Brexit potrebbe loro causare.

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