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Lucchesiana: pubblico delle grandi occasioni per la mostra Pacem in Terris di Giuseppe Miccichè (video)

La monumentale sala della biblioteca Lucchesiana di Agrigento ha ospitato ieri lunedì 28 agosto, la presentazione della rassegna d’arte “Pacem in terris – The Whellcome Trilogy e Marco 5.9”, di Giuseppe Miccichè , a cura di Francesco Rizzo e Cristina Iacono.
Dopo l’introduzione del direttore don Angelo Chillura, Direttore della Biblioteca Lucchesiana, sono seguiti gli interventi dell’Avv. Giuseppe Taibi, capo delegazione FAI Agrigento, del prof. Francesco Rizzo, presidente di Hosàytos, della dott.ssa Cristina Angela Iacono, Bibliotecaria e Archivista. Ha concluso l’artista prof. Giuseppe Miccichè autore delle sculture. Ha moderato e coordinato l’incontro Beniamino Biondi, professore associato dell’Università di Catania. L’evento ha richiamato in Lucchesiana il pubblico delle grandi occasioni.
Tra le numerose personalità c’erano anche l’attore Gianfranco Jannuzzo con la moglie, la modella Ombretta Cantarelli, il fotografo Angelo Pitrone, il deputato nazionale, on. Giovanna Iacono, il vicesindaco di Favara, Antonio Liotta, la responsabile del Fai Giardino della Kolymbethra, Federica Salvo, il sindaco di Santa Elisabetta, Domenico Gueli.

La mostra: The Whellcome Trilogy e Marco 5.9 dell’artista & designer Giuseppe Miccichè:

Whellcome è una radicale denuncia socio-ambientale. Denuncia l’uomo e il suo atteggiamento non curante nei confronti di un pianeta allo stremo. Tutte le opere presentano un dissidio uomo-natura, espresso perlopiù con exaptation filogenetiche ed ontogenetiche. La premessa estetica preponderante è dunque la tecnica umana come vuoto principio. L’uomo, infatti, ingrato custode dell’eterna Babele, torna in questa trilogia a condannare la sua superbia senza vergogna. La mano, simbolo di operazioni complesse e consapevoli, attraverso le quali si sono potute manifestare le prime capacità creative peculiari dell’uomo, tornano come ultime ed escatologiche, tementi e tremanti nel ritrattarne l’origine.
«Marco 5,9» è fede assoluta, rivelatività di ogni irrelativo, nel presente; un presente che può essere presente a sé stesso solo se sapientemente vincolato alle sue geniture, utopistiche e non. La scultura non è trascrivibile in evi temporali, ma fa di sé stessa capacità soggettiva di leggere l’effimero come classicità della vita storica e delle sue multiformi espressioni di pensiero e di cultura. La scultura si pone nei riguardi del pensare come coscienza, come fede, come ragione soprannaturale, al di là della natura e della ragione naturale trascendendola: mascherare-personificare (πρόσωπον) ciò che ragione non sa, ciò che ragione non è. La plasticità è trovata da diversi strati di materia. Sorge un volto indefinito che non distingue il fronte dal retro. La spiritualità è accentuata allegoricamente da soluzioni cromatiche. La maschera è strumento di inganno. Il soggetto, la terribile legione evangelica, non demonizza la ragione. Senza negarla agisce in essa, affonda le sue radici in essa, elaborandola, trasformandola, elevandola, assimilandola sempre più in modo tale da rendere tenue il contrasto, colmando lacune a prima vista insormontabili, tra i due ordini di verità.
L’evento è stato realizzato da Hosàytos – Editore, Biblioteca, Centro Culturale, con la collaborazione del Parco Archeologico e Paesaggistico Valle dei Templi di Agrigento, e di Cristina Angela Iacono, bibliotecaria e archivista.
La mostra sarà visitabile fino al 28 ottobre 2023, dal lunedì al venerdì: dalle ore 9,00 alle 13,00; mercoledì dalle 15,00 alle ore 18,00.

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