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Politica

Pullara sulle trivellazioni: “Ho presentato mozione contraria in Parlamento, ma il Governo nazionale, unico vero risolutore, fa gli interessi dei colossi petroliferi”

“Ho voluto contrastare l’iter avviato a beneficio di alcune società petrolifere con l’unico strumento veramente efficace e democratico che possiede il Governo regionale: la mozione parlamentare. Ma le Istituzioni nazionali, che dovrebbero agire contro l’invasione del mar mediterraneo, tacciono e firmano le autorizzazioni per le trivellazioni. Il colosso ENI, in testa ad una schiera di altre società, intende perforare le coste antistanti i Comuni della Provincia di Agrigento, Sciacca e Licata”.

Lo afferma il deputato regionale agrigentino Carmelo Pullara (in foto), che aggiunge:

“Ho lanciato il mio allarme anni fa, quando capii che il progetto ENI stava assumendo concretezza: l’ENI, infatti, è già in possesso delle autorizzazioni VIA/VAS, ossia la valutazione Ambientale Strategica e di Impatto Ambientale. Gli organi ministeriali valutatori preposti hanno esitato positivamente i carteggi dei colossi industriali ed il Governo Nazionale, unico attore che avrebbe davvero potuto agire a tutela del nostro mare, ha avallato l’ingresso petrolifero nel sottosuolo marino. Il Comune di Licata, insieme a tutti i Comuni interessati, Ragusa, Palma, Scicli e alle Associazioni ambientaliste, dei pescatori, del turismo etc avevano presentato (e poi reiterato) ricorso per annullare il decreto ministeriale che autorizzava il perforamento. Finora abbiamo perso. E la causa è che manca l’alleato più importante: la governance Nazionale”.

“A seguito della lotta intrapresa dagli autoctoni, ENI ha rivisto il proprio progetto dandoci “un contentino”, escludendo cioè l’installazione di una delle piattaforme di maggiore impatto (la Prezioso K) e spostando a terra, in zona già industrializzata ossia a Gela, il trattamento e compressione del gas. Per me è INACCETTABILE. Eppure la burocrazia e la legge, ad oggi, non dà ragione alla tutela del nostro ambiente Marino. Le parti sociali, insieme alla politica regionale, devono battere i pugni ed interloquire con chi, a livello nazionale, continua ad essere sordo alla richiesta di migliaia di cittadini di lasciare “in pace” il nostro mare, prezioso anche perché custode di inestimabili e preziosi oggetti antichi”, conclude Pullara.

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