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Racconti d'Estate

“Racconti d’Estate”: la prima parte de “Il Dottore Licata” di Giuseppe Graceffa

foto giusepppe GraceffaRacconti d’Estate“, la nuova rubrica settimanale di Scrivo Libero, che per questa stagione estiva vuole allietare i nostri lettori con alcuni racconti dello scrittore aragonese, Giuseppe Graceffa, un autore poliedrico che predilige spaziare con disinvoltura tra generi letterari diversi, dal realismo alla fantascienza, nonché tra stili di scrittura differenti, dal romanzo al racconto, dalle sceneggiature ai saggi.

Finalista in diversi concorsi letterari, ha pubblicato un saggio cinematografico sulla trilogia di Matrix e un romanzo fantasy dal titolo “Il Sigillo di Khor” edito dal gruppo editoriale Twins Edizioni & David And Matthaus, disponibile in libreria o al seguente link.

Dopo il successo di “Grano Duro”, oggi la prima parte del nuovo racconto “Il Dottore Licata“:

IL DOTTORE LICATA
PARTE PRIMA

Nella piccola stanza da letto a piano terra, l’odore delle quattro persone presenti, si mischiava con quello proveniente dalla piccola cucina adiacente, in cui bolliva sul fuoco una grossa pentola ricolma di verdure. Fortunatamente quel giorno il caldo non era stato asfissiante come quello che si era avuto fino ad allora, e anche grazie a tutte le aperture spalancate che facevano circolare un pò di aria, si riusciva a respirare. Ciò nonostante, il sudore impregnava i vestiti e contribuiva a rendere ancora più difficile il momento che stavano attraversando.
Quelle due povere camere formavano tutta la casa di Giovanni Meli e di sua moglie Assunta, una giovane ragazza poco più che ventenne che aveva già dato due figli al marito, e che adesso era di nuovo “malata” di un altro.
I bambini erano a giocare nel cortiglio su cui si affacciava, non solo la casa di Giovanni, ma anche quella di altre otto famiglie che si dividevano tutte le stanze delle povere abitazioni che facevano da contorno al cortile, tutte ammassate una sull’altra, tutte ricolme di donne che lavoravano, di anziani che passavano gran parte del tempo a parlare tra loro e di bambini che schiamazzavano tutto il giorno.
Assunta, distesa sul piccolo e vecchio letto che condivideva con il marito, continuava a lamentarsi in maniera sommessa, lanciando di tanto in tanto qualche urlo quando i crampi allo stomaco diventavano più forti. La ‘za Mariù, una delle anziane del cortile le asciugava il sudore della fronte, delicatamente, mormorando alla donna parole di conforto, alternandole con qualche preghiera alla Vergine Maria. Era una donna debole e ossuta, ma aveva lo spirito forte e determinato, come tutte le donne del paese che avevano dovuto passare la vita convivendo con le malattie e la miseria, lottando ogni giorno per sopravvivere e per mandare avanti la sua numerosa famiglia, spesso con niente altro che la speranza e la preghiera.
La ‘za Fina invece, esaminava il pancione della ragazza, scuotendo la testa e mormorando tra sé parole che solo lei riusciva a capire. Era molto diversa rispetto alla ‘za Mariù, anzi era esattamente l’opposto. Molto più giovane, era anche alta ed abbondante, con un seno pronunciato e fianchi larghi. Ciò che però accumunava le due anziane che in quel momento erano accanto alla giovane puerpera, erano i vestiti. Entrambe vestivano completamente di nero ed ambedue indossavano una gonna larga e lunga con sopra un grembiule, e una camicetta con le maniche arrotolate sulle braccia.
La ‘za Fina era giunta da poco, chiamata da Giovanni perchè assistesse sua moglie e la aiutasse a partorire. Lo sguardo preoccupato della donna però, che continuava a toccare il pancione scoperto di Assunta, non prometteva niente di buono, e Giovanni continuava a tormentarsi nervosamente le mani mentre guardava impotente quelle donne che assistevano la sua giovane sposa.
– non posso fare nenti – disse improvvisamente la donna che continuava a fissare la ragazza.
– Chi voli diri?- chiese Giovanni avvicinandosi alla donna che si era allontanata dalla partoriente e si era seduta su un logoro sgabello che si trovava vicino alla porta d’ingresso.
La ‘za Fina si pulì le mani con il suo grembiule, senza dire niente e con lo sguardo fisso sul pavimento, come se se stesse cercando di trovare le parole per descrivere la situazione. Poi si appoggiò con la schiena al muro di pietra della stanza e guardò l’uomo che gli stava davanti sempre più preoccupato
– nun possu fari nenti – ripetè ancora ad alta voce tanto che anche Assunta aiutata dalla ‘za Mariù prestò attenzione alla donna.
– u carusu non è messo come dovesse a essere – continuò nel più assoluto silenzio – se avissi le doglie ora, ponnu moriri sia la madre che lu figliu -.
Disse quelle parole più velocemente che potè, quasi a togliersi un peso, dopodiché, tornò a fissare il pavimento e a mormorare parole tra sé.
L’uomo, affranto, si sedette sul bordo del letto dove giaceva la moglie e si prese la testa tra mani mentre Assunta cominciava a piangere sommessamente. Nella stanza non si sentiva volare una mosca e gli unici rumori che si udivano erano le urla dei bambini che giocavano nel cortiglio.
-chi possu fari? – chiese Giovanni che, dopo un primo momento di disperazione, si era nuovamente alzato, deciso a fare tutto quanto era possibile per salvare la vita alla moglie e al bambino.
– l’unica cosa ca si po’ fari è chiamare il Dutturi Licata il città. Quello è l’unicu che può fare qualche cosa – rispose Fina contenta di dare almeno un suggerimento all’uomo, visto che non poteva fare altro
Era quello che Giovanni voleva sentire. Senza una parola si tolse la canottiera sudicia che indossava e rovistando tra i cassetti, prese una camicia bianca pulita, quella che usava nei giorni di festa e velocemente la indossò. Poi andò in cucina, raccolse la coppola nera che era adagiata sulla sedia e ritornò velocemente nella stanza da letto.
Si avvicinò alla moglie e le prese una mano. La giovane non aveva smesso di singhiozzare mentre l’anziana continuava a pregare con ancora maggiore intensità. I due coniugi si guardarono negli occhi “andrà tutto bene” mormorò Giovanni “ora vado a prendere il dottore e lo porto qua”. Assunta gli sorrise smettendo per un attimo di singhiozzare e l’uomo si stacco da lei prima di uscire a passo spedito dalla casa.
In pochi minuti arrivò in piazza, da dove partivano le corriere che portavano in città e si informò sulle partenze. C’erano due corse che andavano in città, una la mattina e una il pomeriggio e fortunatamente mancavano pochi minuti alla partenza della corsa del mattino. Attese quindi impaziente fino a quando non arrivò il mezzo. Fece il biglietto raccogliendo i pochi spiccioli che aveva in tasca e salì sulla vettura, la quale dopo alcuni istanti partì.
Giovanni non si accorse nemmeno dei sobbalzi provocati dalle buche nella strada, intento com’era a ripensare alla situazione che stava vivendo e a quello che avrebbe dovuto dire al dottore. Lo aveva visto solo una volta in paese, quando era intervenuto nel parto di una vicina di casa. Ricordava a malapena le sue fattezze, ma ricordava benissimo la sua aria altera, i suoi vestiti eleganti e, soprattutto la sua automobile nuova fiammante. Giovanni ne aveva viste pochissime fino ad allora, anzi forse era la prima che vedeva da vicino, ed era rimasto affascinato, come tutti coloro che si trovavano nelle vicinanze e che si erano avvicinati proprio per osservarla meglio.
Quando la corriera arrivò a destinazione, dopo un’ora dalla partenza, Giovanni scese velocemente e cominciò a chiedere in giro dove si trovasse lo studio del dottore. Finalmente, dopo diversi tentativi, qualcuno gli indicò la strada e riuscì ad arrivare davanti all’ambulatorio del medico.
Entrò nella sala d’attesa e si tolse la coppola guardandosi in giro. Era una stanza ampia e quadrata, con diverse sedie appoggiate ai muri. In uno stanzino adiacente, oltre la porta aperta si trovava un piccolo tavolo dietro al quale era seduta una donna dall’aspetto severo che indossava un camice e un cappellino bianco sopra i capelli raccolti. Oltre lo stanzino, alle spalle della donna, invece, si trovava una grande porta a due ante, di legno laccato bianco con degli splendidi intarsi che la decoravano. Fortunatamente c’erano solo due persone sedute e anche lui si accomodò su una delle sedie vuote, tenendo il cappello in mano e gli occhi bassi, come facevano anche gli altri.
Improvvisamente l’infermiera lo guardò e disse semplicemente “prego?” rivolgendosi al nuovo arrivato. Giovanni alzò gli occhi e capì che la donna si riferiva a lui, quindi si alzò e andò verso lo stanzino. Spiegò all’infermiera la situazione e questa, dopo aver scritto qualcosa su un foglio, lo invitò ad accomodarsi e si recò nell’altra stanza dove presumibilmente si trovava il dottore.
Dopo aver atteso che le persone prima di lui entrassero a loro volta nello studio, venne finalmente il suo turno e l’infermiera lo chiamò per entrare nella stanza del dottore.
Giovanni, sempre tenendo la coppola in mano, si avvio a testa bassa, lentamente, timoroso, mentre la donna teneva la porta aperta.
Una volta varcata la soglia, alzò di poco lo sguardo e vide il dottore seduto alla sua scrivania intento a scrivere su dei fogli di carta e che non gli prestava la minima attenzione. L’infermiera chiuse la porta alle sue spalle e andò a sedersi su una seggiola posta a lato della grande scrivania, mentre Giovani rimase in piedi, davanti alla porta.

Giuseppe Graceffa

Non perdete la seconda parte del prossimo racconto “Il Dottore Licata” che sarà pubblicata sabato 25 luglio.
Ecco il calendario delle prossime pubblicazioni:

Sabato 25 luglio: seconda parte del racconto “Il Dottore Licata“;

Sabato 1 agosto: terza (ed ultima) parte del racconto “Il Dottore Licata“;

Sabato 8 agosto: prima parte del racconto “La Truscia“;

Sabato 22 agosto: seconda parte del racconto “La Truscia“;

Sabato 29 agosto: terza (ed ultima) parte del racconto “La Truscia“;

Sabato 5 settembre: prima parte del racconto “Questione di corna“;

Sabato 12 settembre: seconda parte del racconto “Questione di corna“;

Sabato 19 settembre: terza (ed ultima) parte del racconto “Questione di corna“.

Non mancate all’appuntamento!!!

Per acquistare l’ultima opera di Giuseppe Graceffa, Il Sigillo di Khor, visita il seguente link

Copertina il sigillo di khor

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