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Sodano “fu eletto con i voti della mafia”: continua la requisitoria contro l’ex sindaco

Calogero Sodano

Il pubblico ministero della Dda di Palermo, Giuseppe Fici, nel corso della sua requisitoria contro l’ex sindaco di Agrigento ed ex senatore, Calogero Sodano, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, nel processo con rito abbreviato davanti il gup Sergio Ziino, ha avuto modo di sottolineare che “gli accordi con gli esponenti mafiosi sono stati rispettati e la prova è stata anche la sua rielezione a sindaco di Agrigento”.

Per il pm, che rappresenta l’accusa, Sodano “È diventato il primo sindaco eletto dal popolo perché la mafia nel 1993 indirizzò i suoi voti su di lui per sconfiggere l’avversario Giuseppe Arnone, candidato di Legambiente di cui era presidente regionale”.

La pubblica accusa nella requisitoria, che dovrà concludersi il prossimo 22 luglio, ha voluto ricostruire il contesto politico della città dei Templi, partendo dalle elezioni comunali del 1993. Elezioni che secondo l’accusa avrebbero visto il sostegno del boss di Villaseta Arturo Messina che organizzò una “raccolta” di voti per sconfiggere il principale contendente di Sodano, l’avvocato agrigentino (e in quegli anni esponente di Legambiente) Giuseppe Arnone. “Sodano promise di diventare a totale disposizione di Cosa Nostra”.
Un’arringa che fino ad ora farebbe presagire la richiesta di condanna per l’ex senatore agrigentino difeso dagli avvocati Salvatore Pennica e Antonino Mormino.

L’eventuale condanna di Calogero Sodano, vedrebbe la riduzione di un terzo della possibile pena inflitta per la scelta di procedere con rito abbreviato.

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