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Teatro Pirandello: presentato Il caso Tandoy. Bellomo: “Siamo contenti di inaugurare la stagione con uno spettacolo di grande prestigio”

Si preannuncia come l’evento della stagione del Teatro Pirandello di Agrigento, per l’originalità della struttura nella quale il racconto spazia.
Stiamo parlando de “Il caso Tandoy”, in scena il 12 e 13 novembre 2022.
Lo spettacolo, scritto e diretto da Michele Guardì, è stato presentato ieri mattina, nel foyer Pippo Montalbano del Teatro Pirandello, dallo stesso autore, dal direttore artistico Francesco Bellomo,
dal presidente della Fondazione Teatro Luigi Pirandello, Alessandro Patti, (presente anche il vicepresidente, Andrea Cirino) e dal sindaco di Agrigento, Franco Miccichè.
La storia parte dalla intenzione di un “Autore” (Michele Guardì) di mettere in scena uno degli errori giudiziari più clamorosi degli anni Sessanta legato all’assassinio di un Commissario capo, Cataldo Tandoy, ucciso  mentre, sottobraccio alla giovane moglie, stava per rientrare a casa. L’indomani sarebbero dovuti partire per Roma, dove il Commissario era stato trasferito per una promozione. Convinto che il delitto fosse volto a fermare quella partenza, il Procuratore incaricato delle indagini fa arrestare l’amante della donna, il primario dell’Ospedale Psichiatrico della città, appartenente ad una delle più famiglie più in vista dell’Isola e fratello di un potente uomo politico per anni Presidente della Regione.
Fissato sin dall’inizio sul delitto passionale, escludendo qualsiasi altra pista, senza una prova e appoggiandosi solo su improbabili indizi, il Procuratore tiene in carcere per mesi il Primario, due presunti esecutori materiali e persino la Vedova ad un certo punto accusata di avere concorso all’assassinio il marito e perciò di essere complice dell’ amante principale indiziato.
Sono giornali che, assecondando e qualche volta precedendo il Procuratore, si accaniscono sugli aspetti scandalistici della vicenda infittita da maldicenze a sfondo sessuale nella quale si arriva incredibilmente ad ipotizzare che dietro l’assassinio del Commissario possa addirittura esserci un rapporto di “tribadismo”, come lo definisce con sprezzante termine tecnico il Procuratore, tra la moglie del Commissario e la moglie del Primario suo amante.
La storia viene raccontata con il confronto-scontro tra i Protagonisti della storia e l’Autore costantemente in scena che teatralmente fa uscire i personaggi, stanchi e scontrosi, dalle cronache dei giornali che ha conservato in mansarda, suo luogo preferito per i momenti di creatività. Nel corso dello spettacolo non mancano i colpi di scena.
Quando, in chiusura della commedia, l’Autore lascerà raccontare ai protagonisti coinvolti nella prima fase delle indagini la propria incredibile verità, il Primario esprimerà il suo parere sul “caso” mostrando la lapide che aveva fatto affiggere all’ingresso del manicomio quando, dopo anni di ingiusta gogna, era stato reintegrato da innocente nel ruolo di direttore sanitario del manicomio: “QUI NON TUTTI CI SONO E NON TUTTI LO SONO”, mentre il sipario cala su un storia che ancora oggi fa discutere.

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