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Il sociologo Pira: “Servono inchieste ed approfondimento per un giornalismo di qualità”

Un interessante e vivace confronto ha accompagnato il seminario di formazione  “L’informazione in un click: come contrastare misinformation e fake news nella nuova era della comunicazione”, tenuto  presso l’Università “Kore”  di Enna. 

L’intervento formativo, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia con la collaborazione della Sezione di Enna dell’Assostampa, ha moderato il segretario provinciale Josè Trovato, ha potuto contare sulla partecipazione attenta e propositiva di “addetti ai lavori” pronti a confrontarsi su un tema che ha, di fatto, contribuito a modificare il processo di confezionamento e diffusione delle notizie, impostando il “giornalismo”, tradizionalmente inteso, su nuove logiche e altri tempi, quelli dettati dal progresso tecnologico e dall’ homo consumens, multitasking fruitore della rete, che offre con generosità “tutto e subito”, “qui ed ora”, senza richiedere particolare discernimento.

Relatori il sociologo, giornalista e docente di Comunicazione e Giornalismo all’Università di Messina, Francesco Pira e  la docente e giornalista Cristina Graziano.

“Le fake news sono sempre esistite – sostiene Pira, riportando a titolo esemplificativo la storia del cavallo di Troia – ma oggi più che mai esse non rappresentano più un fenomeno episodico: le bufale sono parte integrante di una strategia ben definita che attraversa tutti i settori della società e sfrutta le dinamiche  social per costruire consenso e manipolare l’opinione pubblica, facendo leva proprio su alcuni fattori di notevole impatto”.

Aspetti questi che Pira ha evidenziato quali risultanze di una ricerca, durata circa due anni e  condotta con il collega Altinier, al termine della quale i due studiosi hanno tradotto in termini matematici  le evidenze raccolte dall’analisi dei diversi casi, costruendo il cosiddetto “esagono” delle fake news, comprendente i seguenti fattori determinanti nella loro diffusione:  appeal, flussi, viralità, velocità, crossmedialità e forza.

“Fake news e misinformation sono fenomeni pericolosi – conclude Pira – che  bisogna contrastare con strategie di comunicazione integrata in grado di posizionare le corrette informazioni nella mente del consumatore mediale. Purtroppo il fact checking non è il vaccino alle fake news e da solo non basta. È fondamentale costruire un controflusso di informazioni con contenuti in grado di diventare virali e contrastare l’uragano delle fake news perché spesso, poi, le bufale sono notizie negative su qualcuno o qualcosa. È questione di modelli, tecniche e professionalità sulle quali investire ad ogni livello ed in ogni contesto con particolare attenzione alla scuola di ogni ordine e grado”.

E le ricadute delle bufale sul tessuto sociale e sulla costruzione finalizzata di una realtà altra, da rendere funzionale al conseguimento di un determinato scopo, sono state sottolineate  nella relazione di Cristina Graziano che ha ricostruito tre anni di fake news, dal 2016 al 2018, evidenziandone i tratti distintivi e la dimensione totale e totalizzante, in quanto “ virali” in qualsiasi ambito. Proprio per questo è stata sottolineata l’importanza di alcune “istruzioni” per un uso responsabile e consapevole della rete sia da privati cittadini sia da giornalisti.

Il giornalista è chiamato ad un rinnovato ruolo di intermediazione tra  ciò che accade, divenendo fatto, ed il suo racconto nella società globalizzata – commenta Graziano – Bisogna che, riconoscendo la responsabilità sociale connaturata all’esercizio di una professione, tanto bistrattata nella società contemporanea, sia capace di  fare la differenza, mantenendo le distanze da chi fa leva sull’emotivismo e parla alla pancia della gente. L’ informazione è altro e bisogna che il giornalista riconosca per primo e valorizzi il suo status, divenendo un valido punto di riferimento nell’era delle post-verità”.

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