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Italia

La Sicilia non brilla nel report di Mal’Aria

La situazione ambientale è una grande fonte di preoccupazione di questi anni. Ciò che emerge da “Mal’Aria”, il report annuale stilato da Legambiente, non descrive una situazione particolarmente brillante per la regione Sicilia.

Uno dei primi dati preoccupanti è il fatto che il suo capoluogo, Palermo, da 6 anni supera il limite delle polveri sottili presenti nell’aria. In questa classifica che mette in luce da quando le città che questo anno si sono attestate sopra il limite di Pm10 consentito, sono in modo continuativo al di sopra dello stesso limite. Uno sforamento che purtroppo interessa svariate città di tutta la penisola, procurando non pochi grattacapi allo Stato italiano per via delle procedure di infrazione dell’Unione Europea sul tema.

Un altro dato analizzato dal report è misurare l’inquinamento delle aree circostanti alle  centrali di produzione elettrica che hanno superato il livello di polveri sottili, dove ai primi posti troviamo tutte città industriali del nord con i primi 3 gradini di questo poco prestigioso podio occupati rispettivamente da Torino, Milano e Rovigo.

Si tratta di un fenomeno assolutamente inquietante, che ha portato l’Italia a contare oltre 50.000 morti ogni anno per colpa dell’inquinamento atmosferico. La ricerca medica ci dice che con sole 48 ore di esposizione a questo tipo di inquinamento cittadino viene alterata la frequenza cardiaca con un maggiore rischio di attacco di cuore, con una minore incidenza su uomini che introducono una buona quantità di flavonoidi che attenuano la risposta immunitaria dovuta alle polveri sottili e all’ozono in quantità eccessive.

In termini generali il rapporto nazionale mette in luce in 4 punti i principali errori commessi nei precedenti piani d’azione:

  • Le misure messe in atto in passato relative a traffico, riscaldamenti e impianti industriali prevedono troppe deroghe e nessun controllo, o quasi. Va segnalato che sono escluse dalle misure le grandi infrastrutture come le autostrade, i porti, gli aeroporti e le zone industriali anche se contigue alle aree urbane;
  • Gli incentivi per il rinnovo del parco mezzi circolante nel nostro Paese non riguardano, come invece dovrebbe essere, tutti i tipi di veicoli (da quelli inerenti il trasporto pubblico locale ai ciclomotori, ed in via esclusiva per i veicoli a “emissione zero”);
  • le misure inerenti il riscaldamento domestico e l’uso delle biomasse per la produzione di energia elettrica con l’utilizzo di risorse rinnovabili sono risultate essere poco efficaci, quando sarebbe bastato incentivare in via esclusiva, o comunque per la maggior parte, gli impianti a zero emissioni per la climatizzazione;
  • l’assenza di misure rispetto a molti altri settori strategici che concorrono alle emissioni inquinanti come industrie, agricoltura e aree portuali.

Le istituzioni siciliane si sono dette disponibili a collaborare per l’ambiente assieme ad enti e associazioni, come “Mareamico” che si occupa della tutela dei mari a quanto affermato in riferimento alla presentazione del programma per il periodo 2020-2025.

Un segnale positivo che fa sperare in un nuovo inizio. Speriamo che il poter rendersi conto degli errori passati aiuti le istituzioni a rivedere i piani d’azione per la tutela dell’ ambiente per gli anni a venire.

Foto: @hoonnie / Unsplash

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