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Cultura Italia

Botero a Palermo: ventisette anni dopo un ritorno di eccellente pittura – FOTO

fernando boteroCi sono voluti ben 27 anni per far tornare Fernando Botero a Palermo. Fu infatti nel 1988 l’ultima visita dell’artista colombiano nel capoluogo siciliano, quando a ospitare le opere de “La corrida” fu la Galleria d’Arte Moderna in collaborazione con l’Italtel e ospitata nei locali del Real Albergo delle Povere.

Fu un successo grandissimo per un evento che portò i contributi di grandi intellettuali: la giornalista Miriam Mafai, la prefazione dello storico dell’arte Giovanni Testori ed infine lo scrittore Leonardo Sciascia. Fu proprio quest’ultimo ad analizzare non del tutto positivamente l’arte di Botero: “Elementi passivi di un mondo uniformemente governato dal prodotto”. Successo inspiegabile per Sciascia che definì quelle rappresentazioni “figure così sgradevoli”; ma la risposta a questo dilemma dello scrittore siciliano “è insita nella domanda: perché non sono realisticamente dipinte, perché appartengono alla surrealtà, a una plurivalenza – è bene ripetere – di traslati, di metafore, di simboli. A parte – perché essenziale – il fatto che sono di valente, eccellente pittura”.

Ventisette anni dopo Botero incontra nuovamente Palermo con “LA VIA CRUCIS la pasión de Cristo” promossa dall’Assemblea Regionale Siciliana, dalla Fondazione “Federico II” e dal Museo colombiano di Antioquia. Una mostra, unica tappa in Italia, che da sabato 21 marzo e fino a domenica 21 giugno sarà ospita a Palazzo Reale, dopo aver fatto tappa a New York, Medellin, Lisbona e Panama.
Ventisette opere in cui si apprezza appieno il tratto stilistico e pittorico di Fernando Botero.
La Via Crucis è un rito che propone una riflessione sul percorso doloroso di Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota. Durante la Settimana Santa i cristiani pregano di fronte a quattordici immagini, dette “stazioni” della passione di Cristo.

Sono quadri dipinti nel mio stile – afferma l’artista colombiano – ma realizzati senza satira, con totale rispetto verso il tema sacro. Un soggetto drammatico che ho trattato con grande riguardo. Ho letto tutto sull’argomento. Non sono religioso, ma questo tema ha una bellissima tradizione artistica. Come lo è quella di dipingere il proprio ritratto all’interno dei temi biblici ed io mi sono concesso questa libertà. Masaccio si è autoritratto accanto a Gesù nella Cappella Brancacci a Firenze; Pinturicchio negli affreschi di Siena e Michelangelo nel Giudizio Universale alla Cappella Sistina. Io ho indossato il miglior vestito della festa per apparire umilmente nell’opera, accanto a Cristo”.

Una svolta nella carriera dell’artista. Una eccellente maestria nella elaborazione dei colori, resa unica e più incisiva dal contrasto con l’asprezza che accompagna l’elaborazione del tema della sofferenza di Cristo.
Un’arte universale che ritrae insieme personaggi antichi e moderni gli uni accanto agli altri e alla combinazione di scenari tratti dal passato e spazi contemporanei.

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