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Politica

Embargo russo dimezza esportazioni italiane e siciliane: interrogazione dell’On. Gallo (Fi)

riccardo_galloIl deputato nazionale e vice coordinatore regionale di Forza Italia, Riccardo Gallo, ha presentato una interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro delle Politiche agricole a seguito dell’ embargo di un anno deciso dalla Russia, come risposta alle sanzioni europee, contro i prodotti agroalimentari anche italiani.

La ColDiretti ha lanciato l’allarme dimezzamento delle esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani. Ciò, rileva Gallo nell’ interrogazione, provoca e provocherà inevitabili ripercussioni sui livelli produttivi e occupazionali dell’intera filiera agroalimentare, anche in Sicilia. Peraltro, in Russia è aumentata di conseguenza la produzione locale, e tanti prodotti sono millantati nel mercato, con tanto di marchio, come prodotti italiani. Il Governo nazionale è in ritardo nelle necessarie attività di mediazione con i partner europei al fine di risolvere il blocco. Quali iniziative si intendono allora intraprendere al fine di sostenere il comparto agricolo italiano e siciliano, le cui esportazioni nel primo trimestre del 2015 sono state praticamente dimezzate (-51,1%) e del tutto azzerate invece per l’ortofrutta, i formaggi, la carne e i derivati.

Ecco il testo integrale dell’ interrogazione :

INTERROGAZIONE
A RISPOSTA SCRITTA

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

la decisione del presidente della federazione russa Putin, di prorogare di un anno l’embargo sui prodotti alimentari dell’Unione europea in risposta all’estensione delle sanzioni nei confronti della Russia, secondo quanto emerge da uno studio predisposto dalla Coldiretti, rischia di dimezzare le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani;
gli effetti del divieto delle importazioni dei prodotti made in Italy, iniziato il 4 agosto 2014 e che sarebbero dovuti cessare in questo periodo, sulla carne di manzo, carne suina e avicola, sulla frutta e verdura, nonché sul latte e formaggi dei Paesi dell’Ue, ma anche da altri nazionalità quali: Australia, Canada e Norvegia, a giudizio dell’interrogante, configurano evidenti pericoli, per l’economia non solo del settore agricolo, ma più in generale dell’intero Paese, con inevitabili ripercussioni sui livelli produttivi e occupazionali dell’intera filiera agroalimentare;
il danno maggiore che rischia di durare per diversi anni, prosegue la Coldiretti, è inoltre determinato dall’aumento nella produzione locale russa, di prodotti agroalimentari che pur non essendo tecnicamente contraffatti richiamano in qualche modo, nei colori o nei nomi, l’italianità degli ingredienti, della lavorazione o del prodotto stesso senza però che le materie prime e la relativa lavorazione siano effettivamente italiane;
il suddetto e subdolo fenomeno imitativo denominato italian sounding, a causa del blocco delle importazioni decise dalla Russia, ha infatti provocato un aumento in termini eccezionali all’interno del vastissimo territorio dell’ex Unione sovietica, di prodotti marchiati con il nome del titolare italiano o con altri nomi commerciali italiani ed accompagnati da immagini o slogans che rievocavano l’Italia: dai salumi ai formaggi con la produzione casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30 per cento e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o parmesan;
al riguardo, la conferma di quanto in precedenza esposto, proviene dal Padiglione Russo dell’Expo di Milano, in cui verso il termine del percorso nella sala dedicata al Tatarstan ci sono formaggi molti dei quali richiamano all’Italia ad esempio con il marchio Prego “Italian Style” con una scritta “Original Italian Recipe” e gagliardetto tricolore le vaschette con la scritta “Solo Formaggio” con bandierina italiana;
ai danni dovuti al blocco di alcuni prodotti si aggiungono inoltre, evidenzia la Coldiretti, anche quelli relativi ad altri prodotti non colpiti dall’embargo, anche fuori dal settore alimentare che hanno risentito comunque delle tensioni politiche con un calo degli scambi commerciali e che accrescono i sentimenti di preoccupazione e di difficoltà delle imprese agricole italiane derivanti dalle tensioni internazionali derivanti dall’attuazione situazione geopolitica europea;
il suesposto scenario a giudizio dell’interrogante, conferma come l’azione del Governo italiano, a seguito delle decisioni adottate dalla federazione russa di vietare l’importazione di prodotti agroalimentari dell’Unione europea, (settore in cui l’Italia storicamente ha il primato assoluto in termini di qualità e quantità di domanda proveniente proprio dai Paesi dell’est), continui ad essere estremamente debole e insufficiente nel porre in essere interventi in ambito europeo, anche di mediazione, al fine di definire in modo risolutivo i meccanismi sanzionatori messi in attodalla comunità internazionale nei confronti della Russia;
i rilievi critici e condivisibili evidenziati dalla Coldiretti, in precedenza richiamati, denotano a parere dell’interrogante, una situazione di estrema gravità per il sistema delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia, a seguito delle recenti decisioni adottate dal presidente Putin e per le quali necessitano urgenti iniziative volte a sostenere il comparto agroalimentare italiano, non adeguatamente tutelato e valorizzato, a giudizio dell’interrogante dal ministro interrogato e più in generale dall’azione del Governo in carica;

quali valutazioni intendano esprimere nell’ambito delle competenze proprie, con riferimento a quanto esposto in precedenza;
se siano a conoscenza che, all’interno della lista dei prodotti per i quali è stato posto il divieto d’importazione da parte della federazione russa, siano inclusi anche altri prodotti come conserve di pesce, prodotti caseari derivati da grassi vegetali, fiori e dolciumi;
quali iniziative infine nell’ambito delle competenze proprie intendano intraprendere al fine di sostenere il comparto agricolo italiano, le cui esportazioni nel primo trimestre del 2015 sono state praticamente dimezzate (-51,1%) e del tutto azzerate invece per l’ortofrutta, i formaggi, la carne e i derivati.

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