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Internazionalizzazione e Governace: intervista al candidato Rettore dell’Università di Palermo, Vito Ferro

unipaCon la presentazione ufficiale delle candidature a Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, è partita la corsa per ricoprire la più alta carica dello Steri per il prossimo sessennio 2015/2021.

I candidati che si contenderanno la presidenza del Rettorato il prossimo 2 luglio, e ove necessaria, lunedì 6 luglio con eventuale turno di ballottaggio mercoledì 8 luglio, sono due: l’ex prorettore vicario Vito Ferro e l’ex presidente della Scuola Politecnica Fabrizio Micari.

La redazione di Scrivo Libero ha voluto intervistare uno dei due candidati al fine di conoscere il programma per proiettare l’Università degli Studi di Palermo verso il futuro soprattutto per i Consorzi Universitari decentrati.

Si tratta del prof. Vito Ferro (in foto), 54 anni, professore ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali. Il prof. Ferro è stato fino allo scorso 28 febbraio prorettore vicario dell’Ateneo e delegato dall’uscente Rettore, Roberto Lagalla, per molteplici attività. Un impegno testimoniato dai numerosi successi che l’Università degli Studi di Palermo ha conseguito in questi anni, data la notevole esperienza amministrativa e una conoscenza dell’Ateneo e del sistema universitario nazionale.

Tre in particolari i temi sui quali il prof. Ferro intende far ripartire l’Università di Palermo: la governance dell’Ateneo, l’accreditamento periodico della sede e dei corsi di studio e l’internalizzazione della ricerca.
Per il prof. Ferro: “l’Università è il luogo di formazione degli uomini e delle donne di domani, deve essere un luogo di libertà, di democrazia e di garanzia, soprattutto in un territorio come il nostro, contro i poteri mafiosi. Tutto questo ha un valore incalcolabile che deve guidare le nostre scelte quotidiane, le deve sostenere nella massima condivisione con tutti gli attori che partecipano a questo processo, sapendo ascoltare e modificare le nostre posizioni quando necessario, ma realizzarle poi con coraggio, impegno e determinazione”.

Il Documento Programmatico consta dei seguenti punti: offerta formativa, rappresentanza e partecipazione, diritto allo studio e servizi agli studenti, politica di valorizzazione delle differenze e di promozione delle pari opportunità. Di questo e di altro ne abbiamo parlato direttamente con il prof. Ferro.

Prof. Ferro lei è stato delegato del Rettore e Pro Rettore Vicario dell’Ateneo. Perché ha deciso di candidarsi a Rettore?
Negli ultimi sei anni, contraddistinti da numerosi cambiamenti normativi, organizzativi, funzionali e, soprattutto, di indirizzo politico, ho avuto modo di acquisire una conoscenza dei problemi che il mondo universitario è chiamato ad affrontare. Ritengo che quanto io abbia maturato in questi anni in esperienza e competenza possa essere utile per la delicata funzione di Rettore che, oggi più di prima, è chiamato non solo a svolgere un indispensabile ruolo politico, ma a misurarsi con questioni di carattere tecnico (FFO, punti organico, tasse, ecc.) che condizionano, in modo rilevante, le scelte politiche e determinano i risultati conseguibili dall’istituzione influendo sulle vite dei singoli che la compongono.
Non avrei mai pensato di candidarmi a Rettore se non avessi avuto una esperienza così lunga nei ruoli di Delegato del Rettore e di Prorettore Vicario. È stato un banco di prova duro ma essenziale per acquisire la necessaria conoscenza del sistema universitario palermitano e nazionale”.

Come pensa che l’Università di Palermo debba confrontarsi con il territorio circostante?
L’Università dovrà essere un riferimento culturale, scientifico e tecnico e quella garanzia di crescita e di miglioramento che ha sempre rappresentato per il territorio in cui è insediata.
L’interazione con il contesto politico e sociale in cui l’Università è insediata non può limitarsi alla richiesta di sostegno finanziario; al contrario, l’Università deve adoperarsi per far valere il peso dei valori culturali e del bagaglio di innovazione di cui è portatrice, grazie alla sua attività di studio, di ricerca e di formazione, assumendo un ruolo da protagonista nella crescita culturale e produttiva del territorio. Serve un più stretto accordo tra Università e Territorio, e quando dico territorio mi riferisco, nel nostro caso, anche a musei, biblioteche, archivi, soprintendenze, associazioni e imprese culturali.
L’Università e il Territorio hanno l’esigenza di rafforzare le reciproche interazioni mettendo a fuoco anche il rapporto tra formazione e occupazione. Prioritario sarà l’obiettivo di ridurre il rischio di formare persone che valorizzano solo altrove le conoscenze e le competenze acquisite.
Sarà fondamentale ricostruire il rapporto Università-Territorio anche in termini di servizi che l’Ateneo pensa di ricevere e di potere offrire al territorio in cui insiste.
In questo ambito il decentramento universitario può essere rivisto nell’ottica di sviluppare, in partnership con i soggetti istituzionali e socio-economici locali, una serie di attività didattiche in connessione con le caratteristiche economiche, culturali e ambientali specifiche del territorio e alla sua qualificazione crescente nei settori del turismo culturale, archeologico, ambientale-escursionistico, nelle produzioni agroalimentari tipiche e di qualità”.

Che ne sarà della sede decentrata di Agrigento. Intende potenziarla o fare rientrare i Corsi di Studio nella sede centrale?
Il decentramento non ha come unico scopo il decongestionamento della sede amministrativa dell’Ateneo ma risponde soprattutto alla divisione in “poli formativi” che rappresentano e valorizzano le specificità culturali del territorio in cui insistono.
Penso ad un decentramento universitario rivisto nell’ottica di sviluppare, in partnership con i soggetti istituzionali e socio-economici locali, una serie di attività didattiche in connessione con le caratteristiche economiche, culturali e ambientali specifiche del territorio.
L’esperienza accumulata in questi anni permette, inoltre, di sottolineare come la sede decentrata consenta un miglior rapporto numerico tra Docenti e Studenti e, di conseguenza, maggiori possibilità di sperimentazione didattica.
Il problema più difficile da risolvere appare, in ogni caso, la sostenibilità economica dei poli decentrati, attualmente affidata a “Consorzi Universitari”, il cui impegno economico dipende dalle risorse degli enti compartecipanti, i principali dei quali sono stati la Regione Sicilia e le ex Provincie (enti che dovrebbero essere sostituiti, in base alla legge regionale N.8 del 2014, dagli istituendi liberi consorzi).
Penso ad un “decentramento sostenibile”, e con questa finalità deve essere rivisto l’accordo quadro stabilito con i Consorzi Universitari che sono in atto i maggiori finanziatori del decentramento universitario, contraddistinto non solo dalle attività didattiche ma anche dalla destinazione di risorse economiche alla ricerca scientifica da svolgere in sede decentrata, dal trasferimento tecnologico e dalla promozione di iniziative culturali di alto profilo”.

E quindi cosa prevede nel suo documento programmatico in tema di offerta formativa in sede decentrata?
Per quanto concerne più specificamente l’offerta formativa, essa dovrebbe essere, oltre che attrattiva e indispensabile da mantenere, “territorialmente adeguata”. In particolare, dovrebbe rispondere ad almeno due dei seguenti criteri:
a) unicità, a livello regionale, di macro-area (es: meridione), nazionale o internazionale, con collegamento immediato alle attività produttive territoriali, almeno regionali;
b) originalità della programmazione didattica (es. internazionalizzazione; creazione di punti di riferimento per Paesi in via di Sviluppo);
c) sperimentazione di metodologie didattiche innovative;
d) decentramento universitario ai fini del decongestionamento della sede centrale.
Il polo didattico di Agrigento è, dopo il rientro nell’A.A. 2014/2015 del Corso di Laurea “Ingegneria Gestionale ed Informatica” della Scuola Politecnica, caratterizzato nell’ambito dei beni culturali, del servizio sociale e, con riferimento alle problematiche di decongestionamento, ospita anche le Lauree Magistrali a ciclo unico in “Architettura” e “Giurisprudenza”.
La coesistenza dei Corsi di Studio in “Beni culturali” e “Archeologia” e del regionale “Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi” (sede di Agrigento) potrebbe assicurare una fattiva collaborazione in ambito scientifico ed applicativo, con inevitabile potenziamento sia delle attività formative sia di quelle di conservazione e promozione del patrimonio archeologico”.

Cosa pensa di dire ai suoi elettori per convincerli a votarlo?
Sono un professore universitario ed ho sempre svolto il mio lavoro con passione, pertanto, se sarò eletto alla fine del mandato tornerò a insegnare e a fare ricerca, non ho altre aspirazioni”.

Marcella Lattuca
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