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Salute

Lettera di encomio per il reparto di Neurologia del San Giovanni di Dio

“Salva una vita e sei un eroe, salva cento vita e sei un angelo e voi siete angeli che confortate, arricchite, proteggente”.
Inizia così la lunga missiva che i familiari di un degente dell’Unità operativa complessa di Neurologia e Stroke Unit del presidio ospedaliero San Giovanni di Dio di Agrigento, hanno inviato ai “medici, infermieri e OSS” per ringraziarli per l’umanità e la professionalità trovati nel reparto diretto dalla dott.ssa Rosa Avarello.
In questo periodo di emergenza sanitaria è importante riconoscere il lavoro essenziale svolto dal personale ospedaliero.
Questi professionisti, che lavorano giorno e notte per garantire cure mediche ai pazienti, meritano il sincero apprezzamento e la gratitudine di tutta la società: “Ricevere una lettera di “encomio” durante questo momento di carenza cronica di personale sanitario è per noi un motivo di vanto”, fanno sapere dal Reparto.
Ecco alcuni passaggi della lettera firmata: “Sempre con il sorriso, sempre con una parola di conforto. Ci avete insegnato, giorno dopo giorno – scrivono i familiari – ad affrontare la sofferenza con più coraggio. Ci siamo sentiti coccolati e sicuri tra le vostre mani, ci siamo sentiti accolti e accompagnati. Ci siamo sentiti “fortunati” al di là di quello che la vita ci ha chiesto di attraversare… Siete stati per noi un punto di riferimento, sia professionalmente che umanamente. Il vostro sorriso ci ha aiutato a superare il dolore di un tempo che mai avremmo voluto attraversare”.
La lettera, è doveroso sottolineare , giunge in un momento in cui il personale tutto è sottoposto a enormi pressioni e lavoro straordinario. Ricordiamo, inoltre, che stiamo parlando di un Reparto che nei mesi scorsi ha rischiato anche la chiusura. Un danno per tutto il territorio.
“Se la gratitudine è la timida ricchezza di chi non possiede nulla, noi famiglia…. chiamata a vivere il tempo della malattia e della cura, vogliamo dirvi grazie di cuore a tutti per esservi presi cura di papà”, conclude la missiva.

 

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