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Licata, tornano a battere i rintocchi della campana dell’orologio del Palazzo di Città

In uno dei momenti più difficili dell’intera umanità, torna a suola la “Campana per Adano”.  Da stamani, dopo diversi anni di silenzio, sono tornati a battere i rintocchi dell’orologio del Palazzo di Città. Un segno di speranza e di rinascita, al quale aggrapparsi mentre in città si respira sempre più un’aria di tristezza causata dagli effetti dell’epidemia del coronavirus da Covid 19.

Infatti, fortemente voluto dall’Amministrazione comunale in carica guidata dal Sindaco Giuseppe Galanti, che non ha lasciato nulla di intentato pur di ridare alla città quello che è uno dei suoi simboli più importanti, finalmente, l’orologio della torre campanaria della sede istituzionale del Comune, è tornato a funzionare, grazie anche all’opera di un suo tecnico ed al contributo Nino Impallomeni, ex ferroviere ed insegnante di elettronica che si è adoperato per la ricostruzione della scheda elettronica del sistema informatico dell’orologio.

“Finalmente una buona notizia per la nostra comunità in un momento in cui il mondo intero è preso dal grosso problema legato all’espansione del Covid – sono le parole del Sindaco Galanti – grazie alla ripresa della funzionalità dell’orologio, uno dei simboli della città. Un evento, questo, che se da un lato n on risolve i problemi, dall’altro sicuramente, così come è accaduto durante il periodo della grande guerra, serve a darci speranza, a regalarci qualche momento di serenità grazie ai rintocchi delle sue campane che stanno all’apice della torre campanaria e si espandono per tutto il centro storico.

Un grazie particolare va rivolto all’assessore Ripellino, che ha seguito molto da vicino la vicenda, al tecnico comunale, Vincenzo Riccobene che si è sempre prodigato per il ripristino della campana, ma soprattutto, anche a nome dell’intera cittadinanza, all’amico Nino Impallomeni che la grande dimostrazione di affetto mostrata nei confronti della città e dei suoi abitanti, risolvendo, gratuitamente, quello che per molto tempo sembrava essere un problema irrisolvibile, se non a ingenti costi per le casse del Comune”.

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