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Apertura Editoriali

Ripensare Agrigento

La data delle prossime elezioni amministrative si avvicina. Inesorabilmente. Nonostante questo, complice l’emergenza sanitaria, non si vive ancora quel clima da campagna elettorale che ha sempre infiammato le competizioni per la conquista della poltrona più alta di Palazzo dei Giganti.

Si parla di candidature, liste, possibile alleanze: ma i programmi? Purtroppo continuano a latitare da decenni.
Eppure è proprio dall’idea di una città nuova che bisogna ripartire: l’Agrigento post-covid può, fuor di ogni dubbio, ambire a candidarsi come principale polo d’attrazione turistica della Sicilia Sud Occidentale, insieme al suo meraviglioso intorno geografico.
Ovviamente per raggiungere questo risultato è indispensabile un programma di governo del territorio che sia attuabile e ambizioso al contempo. La parola chiave è sostenibilità: ma anche coraggio, audacia e determinazione.
La città in questi anni, lungi dall’aver traguardato sufficienti livelli di sviluppo economico, ha comunque fatto registrare qualche risultato positivo sul fronte dell’accoglienza turistica. Perchè è attorno al turismo, e alla miriade di attività ad esso correlate, che può concretizzarsi un futuro per Agrigento e il suo intorno geografico. Ma non basta: è necessario mettere ogni tassello al proprio posto per ottenere risultati concreti.
Partiamo dall’inizio.
CENTRO STORICO: occorre fermare il degrado. Come? Non certo con faraoniche operazioni di sostituzione edilizia e demolizioni scriteriate. E’ necessaria una azione energica che contempli, finanche, l’esproprio degli immobili abbandonati da oltre un decennio e che rappresentano, oltre ad un pericolo alla pubblica incolumità, anche uno scempio urbanistico. Occorre fare una mappatura di tutti i quartieri e realizzare un grande piano del centro storico che preveda la destinazione d’uso dei vari immobili, realizzando magari aree tematiche per raccontare la storia dell’antica Kerkent. Per la realizzazione di questo grande piano ci si potrebbe avvalere della collaborazione delle Università e dei tanti giovani architetti che per anni hanno studiato quei vicoli e che ben volentieri si presterebbero ad una operazione del genere. L’amministrazione, da un lato, dovrebbe incentivare la progressiva trasformazione degli immobili in attività turistico ricettive, dall’altro garantire agevolazioni agli imprenditori che accetteranno questa sfida. Sul fronte del recupero del patrimonio architettonico, occorre porre in essere ambiziosi progetti per arrestare il degrado delle testimonianze del passato quali la valorizzazione delle ultime vestigia delle mura medievali, in particolare della splendida Porta di Mare, attorniata ed imbruttita dai tolli ma ancora recuperabile. L’unica destinazione d’uso dell’ex Ospedale Civile di Agrigento, ubicato in via Atenea, è quella di sede universitaria. Andrebbe presa in esame la possibilità di stipulare accordi e convenzioni con università estere al fine di soffocare sul nascere inevitabili conflitti di interesse con le realtà di Palermo o Catania. Questa possibilità è, tra l’altro, garantita da una legge dello Stato (L. n.4 del 14 gennaio 1999). La nascita di nuovi corsi di laurea e il conseguente afflusso di studenti non potrebbe che dare notevole impulso alla rinascita del centro storico. Negli anni in cui furono operativi numerosi corsi di laurea in città – nonostante i tanti problemi del caso – sono stati in tanti a beneficiare della presenza di fuori sede, con un vivace proliferare di pub, ristoranti e altre attività. Infine non va dimenticata la grande rete di ipogei che attraversa il centro storico: alcuni di essi, in particolare i condotti esistenti dietro il Teatro Pirandello ed il leggendario labirinto del Purgatorio, andrebbero recuperati e resi fruibili dai visitatori. Non solo: nella valorizzazione dell’Ipogeo labirinto del Purgatorio, ubicato nel cuore del salotto cittadino, si potrebbe riutilizzare l’ex Hotel Diurno ubicato proprio sotto la piazza e abbandonato da decenni. Al suo interno potrebbe essere realizzato un centro polifunzionale a servizio dei turisti e dell’ipogeo stesso (con docce e spogliatoi, necessari per chi si accinge a visitare il sito).
TURISMO: è il perno centrale attorno a cui deve ruotare lo sviluppo della città: le scelte strategiche andrebbero condivise con tutti gli attori del territorio, ovvero sindaci, imprenditori, operatori culturali, che fino ad oggi hanno erroneamente agito come tante isole, accontentandosi di coltivare piccoli interessi locali e beandosi di scarni risultati conseguiti. Concetto importante: il turismo del futuro non sarà più di massa. Sarà un turismo del tutto nuovo, di prossimità. Nei prossimi anni potrebbe aumentare in maniera enorme il numero di turisti italiani (e siciliani in particolare) che sceglieranno Agrigento quale destinazione per un week end primaverile, per i bagni agostani o gite fuori porta in autunno e inverno. Il centro storico deve candidarsi a diventare il vero hub turistico di tutto l’intorno geografico, trasformando i quartieri abbandonati in alberghi diffusi dove poter soggiornare avendo a pochi metri tutto a disposizione: la stazione dei treni (con collegamenti con Palermo, la Valle dei Templi e Porto Empedocle per le spiagge); la stazione dei bus di Piazzale Rosselli/Piazza Marconi; le attività commerciali della via Atenea ecc. La progressiva chiusura della grandi strutture alberghiere di fascia media nella città, ed in particolare nelle sue periferie, deve spingere l’amministrazione a privilegiare lo sviluppo di strutture ricettive di dimensioni inferiori ed in grado di garantire ospitalità ad un costo comunque contenuto. Agrigento non necessità di un aeroporto: è sufficiente potenziare i collegamenti esistenti con gli aeroporti di Palermo e Catania.
URBANISTICA: è il vero tallone di Achille del nostro territorio. E’ inutile continuare a negarlo e fare finta di non vedere: gli scempi del passato condizionano, anzi ostacolano, lo sviluppo economico. La presenza di ingombranti brutture, in particolare nel centro storico, è un problema che presto o tardi deve essere energicamente affrontato. Rimandare nel tempo questa analisi non fa altro che scaricare sulle spalle dei nostri figli un enorme fardello. E’ necessario iniziare ad immaginare l’eliminazione dei tolli partendo da quelli costruiti nelle vie Empedocle, Porta di Mare, San Giacomo e Garibaldi. Oggi il valore di questi immobili – un tempo ambitissimi dalla neo-borghesia cittadina – è letteralmente crollato. Si tratta di palazzi vecchi (alcuni hanno superato i 60 anni), costruiti con criteri superati, ed il loro mantenimento, oggi, è assai inconveniente. Con serenità andrebbe studiata una soluzione con i proprietari degli immobili – che un domani, non troppo lontano, dovranno in ogni caso sostenere gli enormi costi di una eventuale ricostruzione/demolizione) offrendo loro l’opportunità di trasferirsi in altra zona della città dove costruire nuovi alloggi in sostituzione di quelli esistenti. In tal senso si potrebbero istituire delle Società di Trasformazione Urbana per attuare un nuovo piano edilizio, coinvolgendo soggetti privati nell’operazione. In ogni caso è un problema che non può continuare ad essere ignorato da chi amministra la città: una nuova concezione urbanistica deve necessariamente rispettare le peculiarità storiche e geologiche del territorio. Valorizzare, quindi, l’antico e fragile tufo arenario e limitare l’utilizzo di CLS nella realizzazione di opere pubbliche. I parcheggi cittadini vanno progettati in prossimità delle stazioni ferroviarie: Agrigento Bassa, Porto Empedocle, Vulcano e Aragona Caldare, sono agevolmente collegate con Agrigento Centrale. In queste aeree – eccezione fatta per Vulcano, ubicata nel cuore del parco archeologico – è possibile realizzare ampi parcheggi con consentano di raggiungere velocemente il centro cittadino a bordo di un treno. L’esistente parcheggio di Piazzale Rosselli – da decenni in abbandono – andrebbe demolito o trasformato in altro. Sarebbe, inoltre, inutile progettare nuovi svincoli stradali a nord della città, anzi: andrebbe riprogrammata la viabilità locale potenziando le strade provinciali afferenti il centro cittadino (e recuperandone altre, come quella che congiunge via Dante con Fondacazzo passando dall’ex Macello, chiusa da 54 anni) ed eliminando brutture come il Viadotto Akragas, chiuso da anni e assolutamente inutile, nel 2020, alla nostra città.
FRAZIONI: ricucire il tessuto urbano è impossibile, e nemmeno andrebbe ipotizzato. Bisogna accettare e metabolizzare gli errori commessi dai nostri predecessori. I piani regolatori redatti in passato hanno un comune denominatore, causa del loro stesso fallimento: nessuno di essi è stato in grado di individuare l’”anima” di ciascun quartiere satellite. Eppure ognuno di essi – tra mille sciagure – ha le sue peculiarità. Un esempio? Quel groviglio di abitazioni, talvolta abusive, misto ad una disordinata rete di attività commerciali che è il Villaggio Mosè, potrebbe puntare sulla valorizzazione dei vicinissimi parchi minerari. Oggi il turismo minerario è sempre più diffuso (e a pochi passi da casa abbiamo l’esempio di Realmonte): la Ciavolotta è qualcosa di spettacolare ma su sul potenziale nessuno – o pochissimi – si è realmente speso. Quel parco – raro esempio di archeologia industriale – se recuperato ben si presterebbe a raccogliere numerosi visitatori. Altri esempi: Montaperto e Giardina Gallotti, due borgate dove sviluppare turismo rurale, Fontanelle potrebbe invece diventare una nuova zona di espansione seguendo un modello urbanistico vincente.
Ecco alcuni spunti da cui partire: nelle prossime settimane continueremo ad alimentare il dibattito nel tentativo di risvegliare dal torpore non sono quanti ambiscono al Governo di Palazzo dei Giganti ma anche i tanti agrigentini rassegnati a vivere ai margini di una “morente cittaduzza”.
Pietro Fattori – Infoagrigento.it

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