E’ uno dei designati assessori nella giunta comunale targata Lillo Firetto. Beniamino Biondi (in foto), classe 1977, agrigentino, laureato in Giurisprudenza, scrittore e saggista, si occupa di poesia e di cinema, collabora con riviste di letteratura e critica cinematografica, cura rassegne di cinema d’autore e ed è direttore di collana per alcuni editori.
Ancora una volta Agrigento. Anche nella famosa trasmissione di La7, “La Gabbia” la città dei Templi è stata oggetto di un servizio giornalistico riguardante il cosiddetto caso “gettonopoli”.
Agrigento terra di conquista, o per meglio dire “res nullius”, terra di nessuno. Una terra pronta ad essere conquistata e governata. A darne dimostrazione è la visita di ieri del segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini.
“L’Inghilterra è la madre di tutti i Parlamenti”. Così disse John Bright nel 1865, sottolineando la capacità di un Paese di essere stato pioniere nel governo di tipo parlamentare.
Presentate ufficialmente le liste che il prossimo 31 maggio e 1 giugno concorreranno per ottenere quanti più scranni possibili in “Aula Sollano”, entra nel vivo la campagna elettorale.
Agrigento res nullis, terra di nessuno. Potremmo iniziare qui per affermare ancora che Agrigento è città di abusivi.
Un rinnovamento “vecchio”. È quello che tristemente sta accadendo ancora una volta ad Agrigento, dove i prossimi candidati a sindaco sono frutto di logiche che, nella grande maggioranza dei casi, nulla hanno a che vedere con quel rinnovamento di cui sentiamo spesso parlare.
Archiviata la pratica delle primarie “farsa” di Agrigento 2020, nella città dei Templi si delinea un quadro politico per le prossime elezioni amministrative sempre più contorto e confusionario.
Carta vince, carta perde. Sul gioco delle tre carte e sui vari giochi possibili non vi sono informazioni storiche di rilievo, ogni Paese ha sviluppato i suoi, ma ad Agrigento, il sapore della prossima campagna per le elezioni amministrative sta diventando un vero e proprio divertimento.
Cardinal Mazzarino lo scrisse nel suo celebre “Breviario dei politici”; un trattato sull’arte della dissimulazione con il quale si illustra la pratica della finzione per sfruttarne a proprio vantaggio pregi e difetti.