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Gioco d’azzardo, il futuro è nell’Europa Orientale?

Negli ultimi anni diversi settori hanno visto uno spostamento del mercato verso oriente, almeno nella produzione.

I minori costi di manodopera e i vantaggi fiscali hanno prodotto un esodo, che ha avuto effetti sui posti di lavoro nel nostro Paese. È possibile che anche il gioco d’azzardo, uno dei pochi baluardi rimasti presenti in modo capillare in Italia, veda uno spostamento verso est? L’ipotesi non è così assurda, analizzando la situazione del mercato in Europa orientale.

Finora il gambling ha visto come suoi punti caldi il Regno Unito, l’Italia e la Germania. Più indietro altre realtà comunque ben organizzate come Spagna e Francia, che mantengono un discreto volume di gioco senza riuscire ad avvicinare i valori britannici e italiani. I prossimi anni potrebbero però vedere uno spostamento del baricentro verso oriente, dove il pubblico potrebbe essere attratto da diversi fattori. La questione dei costi di produzione, prima di tutto. Le aziende hanno interesse a costruire in un territorio in cui la legislazione è favorevole, magari spingendo per convincere gli Stati orientali a trasformarsi per assomigliare a realtà asiatiche come Macau. In fondo in zone in cui l’economia non è fiorente, ogni piano finanziario appoggiato da multinazionali miliardarie può fare gola.

Il principale ostacolo al progetto potrebbe essere la limitata disponibilità economica dei cittadini. Il dubbio riguarda la volontà degli abitanti di scommettere i loro guadagni, in parti di Europa in cui il PIL è decisamente sotto la media. Il fattore però potrebbe essere addirittura un vantaggio per le aziende di gambling, che traggono vantaggio proprio da chi non ha un lavoro stabile e vuole migliorare la propria condizione economica. In Italia si stima che circa il 54% dei giocatori affetti da ludopatia siano disoccupati, a conferma di quanto eccesso di scommesse e crisi economica siano legate strettamente. Prevedere la reazione di una popolazione non è semplice, ma diverse aziende stanno studiando la possibilità. Riuscire ad avere introiti dagli abitanti è importante, visto che per attirare turisti esteri non sempre può bastare una tassazione conveniente per i vincitori.

Prima di tutto bisognerà chiarire il percorso legislativo che poterebbe alla formazione di diversi centri di scommesse. Ogni Paese ha risposto in maniera differente alla diffusione del gioco d’azzardo. La Romania, come spiega un’indagine sull’espansione del settore nell’Est Europa pubblicata su “Gaming Report” per esempio ha stabilito una regolamentazione del gioco nel 2014, e dal 2016 ha iniziato a fornire licenze permanenti ad alcune aziende. Bonus senza deposito immediato e  senza invio documenti non AAMS.

Una legislazione stabile e chiara attira un numero consistente di competitor sul mercato, portando a un’offerta più ampia per raggiungere clientela di ogni estrazione sociale. La Polonia invece ha deciso di imporre un’imposta del 12% sulle imprese estere, facendo fuggire operatori come William Hill e Bet365 che si erano impegnati per costruire una rete efficiente sul suolo nazionale. L’esempio mostra come le legislazioni siano decisive nelle sorti del gioco d’azzardo dei Paesi orientali, che per essere attraenti nei confronti del mercato europeo dovrebbero aprirsi all’ingresso dei colossi. Se così accadesse, con le novità italiane sull’azzardo, non ci sarebbe da stupirsi se l’Europa dell’est diventasse il fulcro delle scommesse.

Un’ipotesi che il settore del nostro Paese dovrebbe voler scongiurare, con l’aiuto del governo.

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