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Cultura

Nuccio Zicari il fotografo che cristallizza l’istante visivo. Continua alla Fam di Agrigento la mostra Humanity without borders

“Fermare spazio e tempo e catturare la quiete dell’approdo, il primo arrivo. L’approdo è un momento sospeso, un piccolo sospiro di sollievo in attesa di un futuro incerto, ma carico di speranza”.

Nuccio Zicari diventa serio e gli si illuminano gli occhi quando descrive il senso di un suo scatto: una donna migrante appena giunta a Porto Empedocle (AG) che scende dalla nave Chimera della Marina Militare Italiana.
La fotografica, rappresentativa della mostra “Humanity without borders” (alla FAM Gallery di Agrigento, fino al 24 marzo prossimo), supera la forma espressiva iconica e si presenta come una cristallizzazione dell’istante visivo.
La mostra è un “corpus” di venticinque scatti che il fotografo ha raccolto tra il 2014 e il 2017 nell’hotspot di Porto Empedocle, nel corso di una sua collaborazione con la Croce Rossa Italiana.
Gli scatti raccontano un aspetto dell’immigrazione che molto spesso sfugge alla cronaca nazionale ed internazionale, ovvero l’umanità che c’è dietro al fenomeno migratorio.

Se le informazioni scritte possono omettere o distorcere la verità, di fatto le foto di Nuccio appaiono come la testimonianza credibile e trasparente dell’evento.
Zicari studia storia dell’arte e fotografia e ne perfeziona gli aspetti tecnico-comunicativi durante la sua permanenza a Milano frequentando la Fondazione Internazionale per la Fotografia “Forma”, la Nuova Accademia di Belle Arti “Naba”, l’Accademia di Fotografia John Kaverdash e la Leica Akademie.
E’ da sempre sostenitore della necessità di un confronto diretto e ravvicinato con la fotografia, così si accosta a molteplici soggetti ed autori che daranno un’impronta fondamentale nello sviluppo del suo stile e della sua personale visione fotografica.
In “Humanity without borders”, il visitatore percepisce l’intimità degli scatti; l’autore crede fermamente nel potere della macchina fotografica capace, appunto, di fornire una serie di visioni, un concatenarsi di immagini e particolarità.

“Le foto – afferma il critico Dario La Mendola – sono codici utilizzati come mezzo di comunicazione estetica che ci mettono davanti ad una scelta da un punto di vista etico e da un punto di vista estetico. Etico perché aprono intorno ad una riflessione su quale esperienza ricavare di fronte alle opere. Estetico perché dobbiamo tradurre queste immagini, perché, seppur appaiono belle, sono caratterizzate da una forte drammaticità”.
Attraverso la nuda verità del bianco e nero, il fotoreporter accende, appunto, i riflettori su una umanità senza confini: “La mostra – racconta Zicari – consta di 25 immagini, ma in realtà il progetto complessivo ne conta 42 ed è il frutto di un editing di circa un migliaio di foto. Ho fatto una selezione per cercare di raccontare il fenomeno dei migranti senza scendere nel lato cruento che era presente in altre immagini”.

Nel fotoreportage il riferimento all’iconografia pittorica e alle icone fotografiche già consolidate, gioca un ruolo di assoluto rilievo; così, ad esempio, la foto della donna migrante sfinita che riposa accanto al suo bambino rimanda, impietosamente, all’immagine iconografica della Madonna con Bambino: la Natività.
Nel sentimento compassionevole dell’arte sacra, in realtà, si è spesso identificato il fotogiornalismo che diventa una vera e propria forma d’arte avente come fine primario il coinvolgimento emotivo del visitatore: “Una opportunità di crescita e di confronto di scambio e di progresso”, sottolinea Zicari.
Una contaminazione, continua, quindi, tra etica ed estetica che ci restituisce le immagini artistico-sociali di una fotografia contemporanea che cattura una realtà che spesso l’uomo non vuole comprendere, come rimarca l’autore: “La tematica ci viene presentata ogni giorno sotto agli occhi ma non viene mai approfondita ed analizzata. La mostra ha l’obiettivo di sottolineare questo aspetto ed invitare alla riflessione sulla condizione umana; non solo quella dei migranti, ma anche la nostra. Io non desidero sollevare un problema; la mostra è rivolta a tutti ed ha l’obiettivo di far pensare senza inorridire”.

Tra i progetti di Nuccio Zicari ricordiamo: “Folklore” (Budapest, 2013); “Pride” (Milano, 2014); “Tunisia, journey toward Sahara” (Tunisia, 2014); “Rudere,
luci attraverso il tempo”(Palazzo Vadalà, Agrigento 2011-2013); “L’ultimo Ferragosto una giornata popolare” (Sicilia, 2015); “Radici nel mare,
tradizioni e identità marinare del territorio” (Porto Empedocle, 2016) e “The golden village life changes at Nyakavangala (Tanzania, 2017).

Per Touring Magazine, la rivista del Touring Club Italiano, infine, ha realizzato un reportage sullo stretto di Messina che analizza il legame culturale tra le città di Messina e Reggio Calabria: “Laddove non si è ancora creato un ponte fisico che collega i due poli Scilla e Cariddi – sostiene – esiste invece un ponte culturale che lega le due città e di conseguenza in questo momento è l’unico ponte esistente”. L’articolo è uscito nel numero di luglio – agosto con uno spazio interno di otto pagine e la copertina che è anche curata dal fotografo agrigentino.

Luigi Mula

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